Mediaset e Telecom potrebbero correre in tandem per i diritti televisivi di Serie A e Champions League. I bandi di gara per l’assegnazione dei diritti tv devono ancora vedere la luce, ma naturalmente i player interessati si stanno già muovendo e l’ipotesi di un asse fra la telco e la televisione non è affatto campata per aria. Come riportano diversi quotidiani nei quartier generali delle due compagnie si sta studiando la possibilità di unire le forze in vista dell’assegnazione dei diritti di trasmissione dei prodotti di punta del panorama sportivo.
Su questo argomento è tornato ieri Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente di Mediaset, che durante la presentazione del nuovo polo radiofonico del gruppo (R101, Radio105 e Virgin radio) ha spiegato che, anche se l’ipotesi di una corsa con Telecom “non è stata vista concretamente”, con l’amministratore delegato di Tim, Flavio Cattaneo, “abbiamo fatto delle conversazioni”. Il figlio di Silvio Berlusconi ammette quindi dei contatti spiegando che “le possibilità di lavorare insieme sono tantissime dal punto di vista dei contenuti che potremmo fornire alla banda larga”, mentre su un possibile investimento in Telecom è lapidario: “Anni fa l’avevamo considerato, oggi tale ipotesi non c’è”.
Berlusconi junior ammette pure che la querelle in atto sul caso Vivendi–Premium, con la prima udienza del processo per il mancato accordo di aprile che si terrà martedì prossimo 21 marzo, non aiuta: “La questione Vivendi rende tutto più complicato, se non altro dal punto di vista dell’opportunità”. E resta difficile pensare a un nuovo accordo con i francesi a breve visto che, sottolinea il vicepresidente di Mediaset, la compagnia transalpina non si è più fatta sentire e che una soluzione “la devono trovare loro: l’accordo che avevamo era il migliore, altri li vedo difficili e comunque non ci sono arrivate proposte”.
Vivendi è pur sempre il socio forte di Telecom Italia e un accordo economicamente impegnativo come quello sui diritti tv per il calcio avrebbe bisogno della benedizione degli azionisti di punta. Un simile scenario avrebbe poi come effetto collaterale un riavvicinamento, almeno a livello strategico-commerciale e anche per vie traverse, fra i vertici di Fininvest e quelli della media company. E chissà che non sia l’occasione per gettare a terra le armi giudiziarie e ricominciare a trattare sul progetto di polo televisivo europeo tanto caro al patron francese Vincent Bolloré.
Un’eventuale intesa sui diritti televisivi legati al calcio si andrebbe a inquadrare nelle strategie delle due società dei gruppi che distribuiscono e producono contenuti, ossia Tim Vision e Mediaset Premium. Quest’ultima ha da poco un nuovo amministratore delegato, Marco Leonardi, subentrato a Franco Ricci, ed è al centro di un cambio di passo impresso dal nuovo piano industriale del gruppo della famiglia Berlusconi. In particolare, a Cologno Monzese si sono convinti delle necessità di adottare un “approccio opportunistico” ai diritti televisivi del calcio, che tradotto significa che difficilmente il gruppo sborserà le cifre monstre pagate in passato tra l’altro con ritorni non proprio positivi visti i conti di Premium. Mentre Tim Vision punterebbe sul calcio per arricchire la propria offerta e ampliare la propria base clienti.
Qualche elemento in più circa la possibilità di un’unione di intenti Tim-Mediaset potrebbe arrivare con l’avvio delle gare e la pubblicazione dei bandi, soprattutto con quello della Serie A. Le linee guida per l’asta 2018-2021 promosse dalla Lega sono state recentemente bocciate dall’Antitrust per poca chiarezza circa i pacchetti offerti e le caratteristiche dei potenziali partecipanti ammessi.
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