“Abbiamo partecipato alla seconda tornata delle gare Infratel per il piano banda ultralarga del Governo. Acea sta pensando un programma straordinario per cablare la città di Roma, un impegno strategico molto rilevante che richiederà anche una collaborazione con l’autorità di controllo dell’energia elettrica e il gas, perché ci sarà bisogno, contemporaneamente, di più capacità di distribuzione elettrica e più capacità di connettività. Immagino una città dove la rete elettrica deve essere sempre più smart, dal momento che cambierà il modo di produrre energia e di scambiarsela: questo sarà possibile soltanto se ci sarà anche connettività. Un tema che nel nostro Paese non è ancora stato affrontato con la giusta attenzione: Roma può essere la prima città in cui si realizza un programma del genere”. A parlare è Alberto Irace, Ad di Acea, la società elettrica e dell’acqua attiva nella Capitale, a margine di un incontro con gli studenti dell’università Luiss Guido Carli sulla digital transformation. All’evento Irace ha preso parte insieme a Bill McDermott, ceo di Sap, multinazionale del business software. Proprio ieri, tra l’altro, Acea ha presentato il suo nuovo logo, orientato sulla “vocazione digitale” dell’azienda.
Irace, come impatta su Acea il tema della “digital transformation”? Quali sono i punti critici e quali opportunità si aprono per la vostra società?
Una digitalizzazione dei processi si sostiene con un profondo mutamento di organizzazione e mansioni. Il punto critico è che migliaia di persone si trovano sostanzialmente a cambiare quello che fanno, intere unità organizzative scompaiono. E’ ad esempio il caso dell’attività di data entry, destinata a sparire dal momento che la digitalizzazione di un processo permette la rilevazione automatica di molte informazioni. L’impatto organizzativo della digital transformation è importante, ed è una delle prime difficoltà da superare. D’altra parte, dal punto di vista delle opportunità, la gestione delle informazioni con i processi digitali abilita funzionalità e attività prima impensabili, non solo in termini di gestione dei dati ma anche in termini di efficienza di processo. Oggi operiamo ad esempio con migliaia di tecnici in campo che iniziano a lavorare dalle loro abitazioni private e ricevono gli ordini di lavoro in tempo reale in base alle competenze ed alla prossimità dell’attività. Tutte le informazioni relative all’attività che svolgono sono a beneficio sia delle imprese che collaborano con noi sia dei team che si occupano di sicurezza. Queste attività grazie al digitale sono semplificate, più efficaci e molto più produttive, per la riduzione dei costi e la più alta efficacia.
Spostiamo l’attenzione sul “lato utente”: di quali nuovi servizi potranno usufruire i vostri clienti, e su che genere di “innovazione” volete puntate per fidelizzarli e attrarne di nuovi?
I clienti che si relazionano a una utility in digitale possono sostanzialmente gestire in autonomia tutti i rapporti con l’azienda: in larghissima parte è già possibile oggi attraverso i nostri siti e le nostre App, che operano direttamente nel processo digitale. Il cliente che si collega via Internet interagisce direttamente con il software che compila la bolletta, quindi se inserisce una lettura più aggiornata la bolletta che gli verrà inviata sarà elaborata proprio su quel dato di misura che costituirà la base del calcolo. Questa del “real time” è un’innovazione possibile grazie alla digitalizzazione dei processi, assolutamente impensabile soltanto fino a poco tempo fa. Per fare un altro esempio, quando avranno un appuntamento con un nostro tecnico, gli utenti potranno vedere su una mappa in real time dove si trova, se è puntuale o se è in ritardo. E’ un servizio che ancora non è attivo, ma che potremmo abilitare presto.
Negli ultimi anni assistiamo all’emergere di molte startup innovative. Acea crede nell’open innovation? Cosa state facendo per collaborare con le nuove realtà per la creazione di nuove opportunità di business?
Noi crediamo nell’open innovation e nell’apertura dei nostri sistemi e dati a beneficio di chi intende realizzare iniziative e servizi innovativi, sul piano interno ma anche verso intelligenze esterne all’azienda. Stiamo lavorando a un progetto di open innovation che lanceremo nei prossimi mesi, proprio mettendo a disposizione l’enorme patrimonio di dati, in termini di informazioni sugli asset, sui guasti, sui consumi e sui flussi idrici. Sono informazioni sulla base delle quali si possono immaginare servizi che possono costituire la base per un business innovativo di startup intraprendenti.
Quanto è importante la collaborazione con il mondo della ricerca e con gli attori privati specializzati sul digitale?
Abbiamo cominciato a investire prima di tutti gli altri sulla digitalizzazione, e abbiamo già disponibile una backbone tecnologica su cui c’è un patrimonio enorme di dati. Avere a disposizione la capacità di estrarre elementi in grado di creare valore a una grande quantità di dati sarà la frontiera dei prossimi anni. Quindi sarà necessario avere conoscenze e competenze di matematica, serviranno data scientist, di cui Acea ad esempio non dispone, e la collaborazione con le università in questo campo sarà fondamentale. Abbiamo avviato già delle collaborazioni con diverse università, con la scuola S.Anna di Pisa ad esempio, e con il Cnr. Puntiamo tra l’atro anche a formare nostri tecnici, a cui queste skill oggi mancano.
La cybersecurity con la digitalizzazione sarà sempre più importante, soprattutto nel campo delle infrastrutture critiche. Che genere di impegno riservate a questo settore?
La Cybersecurity è un po’ come la sicurezza su lavoro, non si fa mai abbastanza. Ovviamente più i dati e le informazioni sono raccolti e gestiti da sistemi It, tanto più bisogna dedicarsi alla cybersecurity. Noi facciamo parte di diversi network, anche a livello europeo, per continuare a lavorare su questo terreno. E’ uno dei campi ulteriori di innovazione sul quale le aziende dovranno misurarsi sempre di più nel corso degli anni a venire.