Per realizzare il piano Industria 4.0 su tutto il territorio italiano è necessario dare vita a un circolo virtuoso che metta in contatto le piccole e medie imprese con i centri di ricerca, costruire un collegamento che traghetti le attività produttive sul campo dell’innovazione. Con questo scopo nasce a Catania il primo “Digital innovation hub” della Sicilia, grazie a un protocollo d’intesa siglato oggi da Confindustria Digitale, Comune di Catania e Confindustria Catania.
All’interno del nuovo centro le imprese potranno avere accesso alle informazioni, agli incentivi e alle tecnologie necessarie a digitalizzare le proprie attività, come prevede il piano Industria 4.0 del governo, che mette in campo incentivi con l’obiettivo di mobilitare investimenti per oltre 10 miliardi di euro.
L’accordo è stato firmato a Palazzo degli Elefanti, nel capoluogo etneo, dal presidente di Confindustria digitale Elio Catania, dal sindaco Enzo Bianco e dal vicepresidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco, in occasione dell’undicesima tappa del roadshow nazionale “Impresa 4.0” promosso da Confindustria Digitale.
“La realizzazione della rete nazionale dei Digital innovation hub rappresenta il centro della strategia con cui intendiamo tracciare la via italiana a Industria 4.0 – afferma Elio Catania – Da questo punto di vista – ha aggiunto – la nascita a Catania di uno dei primi Dih del Sud è un passaggio fondamentale che come sistema confindustriale siamo impegnati a sostenere per raggiungere la più ampia platea di Pmi. Il Digital innovation hub dovrà diventare un punto di riferimento per aiutare concretamente le imprese siciliane a compiere i passaggi necessari per accedere alle nuove tecnologie, alle competenze e alle risorse”.
“Nei prossimi 24 mesi non avremo aziende digitalizzate e aziende non digitalizzate. Avremo aziende che stanno sul marcato e aziende che non stanno più sul mercato – sottolinea Enrico Cereda, presidente e Ad di Ibm Italia – Il piano industria 4.0 più che per le grandi aziende, è un’opportunità per le piccole e medie imprese, che possono mettersi al livello delle grandi, come con la safety car della Formula Uno. Non è la questione pesce grande che mangia il pesce piccolo ma pesce veloce che mangia quello lento. In Italia ci sono luci e ombre – conclude Cereda – vi sono realtà che sono molto sviluppate, ci sono molte realtà che non lo sono. Abbiamo oggi la poca capacità di fare sistemi, le eccellenze di alcune imprese individuali che hanno digitalizzato le loro aziende e che hanno avuto la possibilità di aumentare sia il loro fatturato sia la loro produttività, mentre vi sono oggi tantissime aziende che non sono ancora riuscite a farlo”.
“Il passaggio al digitale è essenziale per poter competere sul mercato. Oggi tutte le informazioni viaggiano in rete. Un’industria isolata che vende cioccolatini alla porta accanto è anacronistica, non competitiva, non può esistere – afferma Carmelo Papa, amministratore delegato e presidente di STMicroelectronics Italia – Il ruolo dei giovani è vitale. Dovrebbero essere il veicolo principale per fare questa rivoluzione. La situazione della digitalizzazione delle imprese – prosegue – non è male in Italia. Manca la grandissima industria, che abbiamo perso, però le piccole e medie industrie ci sono sempre state. Con quest’era digitale, che permette a queste industria di affacciarsi al mondo, secondo me il tessuto italiano più forte, che è quello delle piccole e medie imprese, può riesplodere e avere un ruolo di prim’ordine come quello che ha avuto nell’era pre digitale. Il digitale può aiutare a colmare il gap Nord-Sud”.
“Il futuro del made in Italy si gioca sulla frontiera digitale – afferma Alberto Tripi, presidente di Almaviva – Quella di Catania è un’area a vocazione innovativa che può imprimere un’accelerazione importante alla trasformazione digitale del tessuto economico e produttivo. Accompagnare l’evoluzione verso la smart industry di manifatture e servizi – conclude Tripi – è anche la missione del Gruppo Almaviva: l’innovazione come indispensabile fattore di crescita, nel quale oggi rivestono ruolo centrale alti standard di sicurezza informatica”.
“E’ un primo passo verso un cambio di paradigma dell’economia – ha spiegato il vicepresidente vicario di Confindustria Catania Antonello Biriaco – il nostro compito è quello di far comprendere anche alle piccole imprese che la trasformazione digitale è allo loro portata. Ma serve un’onda d’urto che coinvolga in modo trasversale soggetti pubblici e privati verso l’abbattimento del nostro gap tecnologico e culturale. Oggi abbiamo strumenti e capitale umano pronti a questa sfida. Non solo imprese big, ma anche eccellenze locali dell’agroalimentare, del settore chimico-farmaceutico, delle telecomunicazioni, sono pronte ad attivare sul territorio mezzo miliardo di euro di investimenti in buona parte rivolti all’innovazione 4.0″.