L’86% dei ceo è consapevole dell’importanza strategica della digital transformation e la considera una priorità immediata per lo sviluppo della propria azienda, ma solo il 54% si rende conto di dover promuovere e gestire personalmente questo processo. È quanto emerge dal rapporto “I ceo italiani di fronte alla Rivoluzione 4.0”, realizzato da Sap in collaborazione con The European House – Ambrosetti, che ha coinvolto importanti business leader di riferimento del sistema produttivo italiano con l’obiettivo di indagare come la quarta rivoluzione industriale sia affrontata dalle imprese italiane. Alla luce di questo scenario bifronte, spiega il report, è auspicabile che il top management sviluppi una maggiore consapevolezza del proprio ruolo, affinché la propensione alla trasformazione diventi parte integrante della cultura aziendale.
“La rivoluzione 4.0 è destinata a investire tutti i settori di mercato e le diverse aree aziendali, generando grandi opportunità – spiega Luisa Arienti, amministratore delegato di Sap Italia -. Tuttavia le nostre organizzazioni dovranno avere la capacità di trasformarsi per diventare parte attiva del cambiamento. Dovranno acquisire una visione “live” dei flussi di business per poter prendere decisioni in tempo reale. E non sarà sufficiente disporre delle migliori tecnologie”.
Pmi più consapevoli dei big – La centralità di questo cambiamento è riconosciuta trasversalmente in tutti i settori, sebbene alcuni la avvertano più chiaramente di altri: è il caso delle telecomunicazioni, dei servizi finanziari e dell’industria automotive, comparti che stanno già sperimentando un impatto immediato e rilevante del nuovo paradigma. Segmentando il campione, si osserva una diversa percezione in funzione delle dimensioni aziendali: la consapevolezza circa l’importanza della rivoluzione 4.0 appare più accentuata nelle realtà di piccole dimensioni (92,5% delle risposte “importante” e “molto importante”) rispetto ai grandi gruppi (sopra i 500 milioni di Euro di fatturato, con il 75% delle risposte). Nell’opinione comune, l’applicazione delle tecnologie 4.0 è associata prevalentemente ai risultati ottenibili in termini di maggiore efficienza: quasi 4 rispondenti su 5 (78% del campione che sale al 100% se si considera l’intero cluster dei CEO) individuano nella nuova rivoluzione la leva strategica per ridurre i costi operativi e massimizzare l’efficienza dei processi.
I first mover nell’automazione e nel digitale – Nella transizione dell’organizzazione verso il cambiamento digitale, alcune industry, con il ruolo di capofila e first mover, esercitano un’azione di traino e stimolo anche a livello di sistema-Paese nell’innovazione dei processi e nella produzione e offerta di beni e servizi secondo logiche 4.0. Un ceo italiano su 5 (19,8%) considera il mondo automotive e meccanica un benchmark da cui trarre ispirazione e nuovi stimoli sull’applicazione delle tecnologie 4.0. Tra i settori di maggiore stimolo per i business leader sono indicati anche l’e-commerce (12,9% del campione) in considerazione della capacità di essere vicini al cliente finale e di esplorare nuovi ambiti di business, e il bancario-assicurativo (12,1%) che sta sperimentando approcci innovativi per ripensare prodotti/servizi, canali e processi.
Digitalizzazione, il ruolo delle risorse umane – Cruciale per il buon esito della digitalizzazione è il lavoro svolto dalle division HR, chiamate a individuare i profili adeguati alle sfide della trasformazione digitiale. Oggi però c’è poca consapevolezza di questa necessità, con le risorse umane che prestano raramente l’attenzione necessaria a sostenere la trasformazione aziendale. Non è un caso che solo il 45,8% degli intervistati riconosca il peso della digital transformation su questa funzione. Le aree in cui il cambiamento 4.0 impatta maggiormente, evidenzia il rapporto, sono marketing e servizi post-vendita, logistica, produzione e attività amministrative: è nei confronti di queste funzioni che le RU devono concentrare i propri sforzi. È fondamentale lo sviluppo di competenze digitali adeguate ma occorre affrontare il problema della riconversione e dell’assorbimento della forza lavoro.