Ci saranno almeno 500mila posti di lavoro disponibili per professionisti dell’Ict e di Industria 4.0 entro il 2020. In occasione del “Digital Day”, dalla Commissione europea giungerà l’invito agli Stati membri ad avviare iniziative concrete per colmare il divario, ad esempio sfruttando al massimo i fondi Ue “Youth employment initiative” per formare competenze specializzate nel digitale. Lo rivela Il Sole 24 Ore, evidenziando che è in arrivo arrivo anche una piattaforma unica per mettere in sinergia gli investimenti dei 12 piani nazionali di Industria o e una lettera di intenti degli Stati membri sullo sviluppo dell’auto senza guidatore.
Secondo i dati Ue, solo il 3,6% della forza lavoro in Europa ha una specializzazione tecnologica e soltanto il 56% degli europei ha competenze digitali di base. Non basta: entro il 2020 nel settore dell’Ict ci saranno da 500mila a 700mila posti di lavoro disponibili e già oggi in sette dei Paesi membri mancano al mercato 150mila professionisti del settore. L’app economy sta facendo decollare il lavoro autonomo e nelle formulazioni che toccano più da vicino l’industria impone un profondo “re-skilling” delle mansioni.
In questo contesto la Commissione spera che i governi, che hanno competenza diretta sull’istruzione, cambino passo. Si studia un Progetto pilota sui tirocini di neolaureati in aziende del settore digitale o che pur operando in settori tradizionali dispongono di un dipartimento It (si pensi all’automotive). La Ue intende favorire l’”internship” per giovani provenienti da tutte le facoltà, non solo da corsi di studio in ingegneria o informatica. Contemporaneamente domani arriverà agli Stati membri un “invito” affinché utilizzino in modo intensivo le risorse della Youth Employment Initiative (inclusi nel Fondo sociale europeo) per finanziare corsi di formazione specifici per le nuove professioni digitali, anche brevi.
Sviluppatori di app, analisti di big data,analisti di social media, web designer, esperti di cybersicurezza: sono queste le competenze nelle quali gli Stati membri risultano maggiormente carenti, manifestando una debolezza cromosomica che rischia di inficiare in partenza la crescita di Industria 4.0.
Nei giorni scorsi il commissario al Mercato inizio digitale, Andrus Ansip, ha spiegato che “l’automazione sta già invadendo le fabbriche” e che “rappresenta sicuramente un rischio per alcune mansioni e per molti posti di lavoro, ma il saldo alla lunga diventerà positivo”. La sfida dell’Industria 4.0 si vince se le aziende assumeranno competenze specialistiche.
Dal 2015 – spiegano dalla Dg Connect – in Europa sono stati creati 1,3 milioni di posti nel settore Ict, per lo più ben pagati, con punte come la Svezia dove il 52% delle nuove posizioni è stato attivato da startup di tipo hi-tech. Anche se l’impressione è che questi numeri non basteranno ad archiviare i timori, perché il tema resta controverso e non a caso la Confederazione europea dei sindacati guarda con attenzione alle proposte che più avanti proprio la Ue potrebbe formulare sulla modifica dei contratti di lavoro legati all’economia digitale.