Contributi alle tv locali, si cambia. Più risorse, ma più vincoli. Per le “Pmi” italiane dell’emittenza 50 milioni aggiuntivi provenienti dal canone oltre ai 67 previsti per il 2017. Ma per accedere ai finanziamenti dovranno dimostrare di investire su occupazione, innovazione tecnologica e pluralismo dell’informazione. È quanto stabilisce lo schema di regolamento per l’erogazione dei contributi alle emittenti locali approvato oggi dal Consiglio dei ministri: manca il passaggio al Consiglio di Stato ed alle Commissioni parlamentari competenti prima dell’approvazione definitiva. “Quello approvato oggi è senza dubbio un regolamento molto innovativo e più selettivo rispetto al passato – il commento del sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni Antonello Giacomelli -. Superata l’erogazione a pioggia dei contributi. L’obiettivo del governo è destinare il sostegno dello Stato a chi davvero svolge la funzione di editore locale”. Soddisfazione delle Tv locali: Marco Rossignoli, coordinatore di Aeranti-Corallo che rappresenta 700 imprese del settore: “L’approvazione dello schema del nuovo Regolamento permetterà la ripresa degli interventi a sostegno del settore in un’ottica di stimolo dell’attività editoriale e di informazione sul territorio basata sulla qualità, realizzata mediante dipendenti e giornalisti e l’utilizzo di tecnologie innovative”. L’associazione chiede un’approvazione in tempi rapidi.
Più risorse: la Legge di stabilità 2016 ha destinato parte delle risorse derivanti dal recupero dell’evasione sul canone fino a 100 milioni di euro per il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, dei quali fino a 50 milioni per le emittenti radio televisive locali. Le somme si sommeranno a quelle già previste che ammontano a circa 67 milioni per il 2017. Contestualmente la legge di stabilità 2016 ha previsto di modificare le regole di riparto delle risorse con la definizione di un nuovo regolamento che tenesse conto di criteri selettivi di merito per l’erogazione dei contributi.
Requisiti di ammissione: terranno conto di un numero minimo di dipendenti e giornalisti che l’emittente deve avere per poter accedere ai contributi, del rispetto di un tetto giornaliero di ore di televendite e di un numero minino telegiornali giornalieri locali.
Ripartizione: lo stanziamento totale annuale è ripartito in base ai seguenti criteri: l’80% in base al numero di dipendenti e tipologia dei dipendenti, assegnando punteggi diversi per esempio a giornalisti, pubblicisti, dipendenti full time o a tempo parziale, con una maggiorazione del 10% del punteggio per chi incrementa le assunzioni rispetto all’anno precedente. Il 10% per le emittenti televisive in base all’Auditel per premiare chi ha maggiori ascolti, per le radio sulla base dei ricavi dell’emittente per vendita di spazi pubblicitari ammissibili nell’anno precedente. Il 10% sulla base dei costi sostenuti per spese in tecnologie innovative. Prevista una maggiorazione del 15% del punteggio per le emittenti che operano nelle regioni del sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Si modifica anche il processo di erogazione: fine delle graduatorie regionali stilate dai Corecom, si prevede ora una singola graduatoria nazionale ed una procedura totalmente on line. Un meccanismo in grado di superare le attuali distorsioni dato che il meccanismo attuale prevede una procedura complessa che coinvolge i Corecom che hanno il compito di elaborare le graduatorie regionali delle emittenti e solo quando tutti i Corecom hanno approvato le graduatorie regionali il Ministero può approvare il Decreto di riparto dei contributi. Un passaggio che ha generato in passato ritardi derivanti anche da contenziosi ai TAR sulle singole graduatorie regionali, bloccando per mesi il processo di erogazione.
“Ora si apre una fase di confronto – dice Giacomelli – che precede la definitiva approvazione del regolamento in cui si valuterà se il livello della proposta dei criteri di ammissione sia sufficiente a raccogliere le obiezioni finora sollevate dalla Corte dei conti e se per questa via si difenda con chiarezza il pluralismo dell’informazione con un sostegno alle realtà locali che realmente informano e innovano. Sul fronte delle risorse, si è passati da uno stanziamento di quasi 43 milioni nel 2015 ai circa 120 milioni del 2017 comprensivi dei 50 milioni di recupero dell’evasione del canone – conclude Giacomelli – Con il regolamento, a cui a breve di aggiungerà l’intervento sulla numerazione Lcn, si completa la riforma e si volta finalmente pagina: si mettono infatti le basi per superare la logica, peraltro discrezionale, dei contributi a tutti e per avviare un percorso che comporti un impegno di stabilizzazione da parte dello Stato nel sostegno alle emittenti locali di qualità’’.