“Il primo bando della gara Infratel? Il nostro scopo era farci qualificare come attore in grado di partecipare attivamente alle gare, come poche aziende sono riuscite a fare. Certo, se avessimo vinto il bando in Emilia Romagna saremmo stati più contenti. Ma la buona notizia è che i progetti sono stati assegnati, i soldi ci sono e il vincitore (Open Fiber, ndr), per rispettare i tempi di consegna, molto probabilmente avrà bisogno di aiuto. E noi siamo pronti a intervenire in quel senso”. L’ha detto Dario Pardi, presidente di Retelit, parlando alla stampa specializzata durante un incontro organizzato per comunicare il piano strategico dell’azienda nel prossimo quinquennio.
Pardi, alternandosi col Ceo Federico Protto, ha parlato a tutto tondo delle prossime iniziative di Retelit anche rispetto all’offerta corporate, inaugurata appena un paio d’anni e destinata a generare un quarto dei ricavi del gruppo. Dei 49,6 milioni di euro fatturati nel 2016 (in crescita del 17,8% rispetto al 2015) circa l’87% è infatti ancora generato dalle attività wholesales, che – ha dichiarato Protto – crescono a due cifre nonostante il mercato, nel complesso, stia declinando. “Questo si traduce in un aumento della nostra market share, sia in Italia sia sul piano internazionale”, ha precisato il CEO. “Merito soprattutto di un business che ci siamo inventati, quello delle partnership con gli operatori mobili per portare la fibra alle antenne. Un’attività che ha reso molto bene nel 2014 e soprattutto nel 2015 e che, con l’avvento di Iliad, vista l’offerta disruptive che molto probabilmente proporranno al mercato italiano, anche per il 2017 sarà una componente di ricavi importante”. Con Iliad non ci sono ancora accordi contrattualizzati, ha specificato il manager, che però si è detto ottimista al riguardo. Protto ha citato anche il peso che naturalmente avranno Big data e IoT sulla crescita delle infrastrutture per la banda larga nei prossimi anni. “L’Italia è indietro rispetto agli altri Paesi europei, ma proprio per questo ha un potenziale di crescita maggiore”, ha aggiunto Pardi.
Proposizione corporate e attività wholesales sul territorio italiano sono comunque solo due dei quattro pilastri che caratterizzeranno lo sviluppo di Retelit da qui al 2021. Oltre al wholesales sul piano internazionale, che rappresenta la terza colonna, ci sono infine i ricavi derivati dallo sfruttamento del cavo sottomarino AAE-1, che connette l’Italia all’Asia pacifica. “Abbiamo siglato un accordo con Belgacom, col quale è stato possibile estendere la nostra rete fino a Londra e a Francoforte, i principali hub europei per quanto riguarda la trasmissione dati. Questo significa che disporremo di un’offerta end-to-end e senza costi extra che va dal Regno Unito a Singapore, e che raggiungerà Hong Kong appena i monsoni ci daranno tregua, permettendoci di terminare i collegamenti con la Cina”.
L’obiettivo di Retelit è bilanciare queste quattro fonti di ricavi, livellando ciascuna su una quota del 25% circa dei ricavi complessivi. “Questo ci permetterà di parare meglio gli imprevisti del mercato: se non va bene uno dei settori ce ne sarà un altro a sostenere le revenue. Come detto, oggi la parte corporate genera circa il 13% del volume d’affari, ma ha fatto registrare un aumento costante di esercizio in esercizio, passando dal 3 all’8% nell’ultimo biennio. Farla più che raddoppiare (considerata anche l’attesa crescita di tutto il resto del gruppo) vuol dire sviluppare una nuova politica di canale, che Retelit imbastirà su system integrator selezionati e su sviluppatori di software verticali (con specializzazioni che vanno dal mondo dei call center ai sistemi di pagamento, fino ad arrivare alla cybersecurity e al fashion). “Puntiamo prevalentemente alle organizzazioni di medie dimensioni”, ha concluso Pardi. “Per noi il top di mercato non ha attrattiva, avremmo a che fare con dimensioni che inficerebbero i nostri equilibri aziendali. Così come non vogliamo muoverci sulla impresa per non gonfiare eccessivamente le strutture a supporto del servizio offerto”.