Merger At&t T-Mobile: i Democratici Usa scettici sull’operazione

L’audizione del ceo Stephenson davanti alla sotto-commissione Antitrust del Senato non ha sortito il pieno “appoggio” al progetto di fusione. Il timore è che si ritorni al duopolio a sfavore della concorrenza

Pubblicato il 13 Mag 2011

At&t e T-Mobile Usa difendono le ragioni del loro matrimonio da 39
miliardi di dollari di fronte al Senato americano, mentre i
concorrenti più piccoli sono sul piede di guerra gridando al
ritorno del “duopolio” sul mercato delle telecomunicazioni
statunitense.

“A lungo siamo rimasti indietro all’Europa per mancanza di
innovazione a causa di un duopolio nel settore telecom”, afferma
Daniel Hesse, chief executive di Sprint Nextel. “Oggi gli Stati
Uniti sono numero uno al mondo in termini di innovazione. Non per
niente Google, Apple e Microsoft sono americane. Ora la mia
preoccupazione è che si torni a quel duopolio e che gli Usa
restino indietro nella corsa all’innovazione”.

Non la pensa così Randall Stephenson, chief executive e president
di At&t, che di fronte alla sottocommissione del Senato che si
occupa di antitrust ha dichiarato che il merger risulterà in un
miglioramento della qualità del servizio per gli utenti e in un
aumento della capacità di rete, stimolerà l’innovazione e
aumenterà la pressione della concorrenza. Secondo Stephenson,
l’accordo con T-Mobile Usa aiuterà At&t a implementare le sue
reti di quarta generazione.

I Senatori non hanno mancato di mettere le due aziende sulla
griglia. Herb Kohl, Senatore Democratico presidente
dell’antitrust subcommittee, ha avvertito At&t e T-Mobile Usa che
dovranno fornire solide prove che il merger non danneggia la
concorrenza, come Kohl “teme”. L’accordo, infatti, mette
insieme il secondo e il quarto maggiore operatore mobile americano
e i senatori sospettano che possa avere come risultato un aumento
dei prezzi per i consumatori. Hesse di Sprint pensa addirittura che
il merger porterà a un consolidamento sul mercato telecom
americano, con la scomparsa di alcuni player più piccoli e la
riduzione dei carrier nazionali da quattro a due, con At&t e
Verizon Wireless che controlleranno l’80% del mercato.

I Senatori per ora non chiedono a At&t e T-Mobile Usa di rinunciare
alla fusione, ma i Democratici vorrebbero approfondire
l’inchiesta sulle possibili implicazioni e imporre delle
condizioni al matrimonio, mentre i Repubblicani si sono mostrati
più restii a un intervento del governo sul mercato delle
telecomunicazioni e alcuni condividono la visione di At&t secondo
cui l'operazione potrebbe aiutare il carrier a implementare
più velocemente le reti wireless in tutto il Paese, anche nelle
aree rurali.

Ma che cosa succederebbe se, ipoteticamente, l’accordo tra At&t e
T-Mobile Usa saltasse? Secondo quanto riportato dall’agenzia
Reuters, se At&t non riuscirà a chiudere la transazione proposta,
sarà costretta a sobbarcarsi costi per un totale di 6 miliardi di
dollari, tra cash (3 miliardi che At&t si è impegnata a pagare se
il merger fallisce) e accordi per lo spettro (2 miliardi) e il
roaming (1 miliardo) con T-Mobile. L’agenzia di stampa nota che
il prezzo che At&t pagherebbe per la rottura dell’accordo
rappresenta il 15,4% del valore dell’accordo stesso, una cifra
record per i merger e le acquisizioni.

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