Gli “imperativi strategici” imposti dal ceo Ginny Rometty non stanno pagando. Ibm ha riportato la prima delusione nel fatturato trimestrale in cinque trimestri e il titolo ha sofferto un declino del 4,7% nel dopo mercato. Lo storico colosso hi-tech americano, con un calo delle entrate del 2,8% anziché dell’atteso 1,6% a 18,16 miliardi, ha registrato anche il ventesimo trimestre consecutivo di flessione dei ricavi. I profitti sono diminuiti del 13% a 1,75 miliardi, pur superando le previsioni. Secondo gli analisti il processo di trasformazione del gruppo che sposta il focus su servizi cloud, analisi dei dati, intelligenza artificiale e sicurezza digitale potrebbe richiedere più tempo del previsto. Le attività legate ai nuovi focus sono cresciute al passo del 12% e rappresentano il 42% del fatturato contro il 37% di un anno fa, ma non sono bastate a compensare la debolezza in divisioni tradizionali di servizi tecnologici e piattaforme cloud, che costituiscono il 45% del giro d’affari e dove il calo e’ stato del 2,5 per cento.
Per quanto riguarda gli utili, il colosso dei computer ha registrato un calo del 13% a quota 1,75 miliardi di dollari, battendo le previsioni del mercato. Il gruppo ha registrato utili per azione di 2,38 dollari, contro attese per 2,35 dollari ad azione. Per quanto riguarda i ricavi, Ibm ha visto 18,16 miliardi di dollari, in calo del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2016 e meno del consensus, fissato a 18,39 miliardi di dollari.