Più spazio al digitale. Più spinta all’Europa che innova, al digital single market, a un sistema di tassazione che favorisca gli investimenti stranieri delle big company del tech in Francia. E una fede nel valore disrupting delle startup che lo ha portato a definire il suo stesso movimento, En Marche!, una startup della politica. Emmanuel Macron si presenta così mentre i sondaggi lo danno vincitore al ballottaggio del 7 maggio con Marine Le Pen per la conquista dell’Eliseo. Candidato sostenuto dalle big tech globali, il 39enne di Amiens, ex assistente del filosofo Paul Ricoeur, poi ispettore delle finanze, dirigente banchiere d’affari e managing partner presso Rothschild and Company, nel 2014 viene nominato ministro dell’Economia, industria e digital affair dal secondo governo di Manuel Valls che dà una svolta alla compagine governativa aprendo al centro moderato.
Puntando su Macron la scelta dei francesi sembra orientata a favore dell’innovazione e contro il protezionismo. Una spinta a ripartire secondo nuovi modelli di business, con una logica più open e che cerca il dialogo con le grandi aziende globalli.
In linea con la propria visione europeista Macron punta alla creazione di un’Agenzia digitale europea in grado di regolare il digital single market di cui difende l’integrità. Mira alto su innovazione, imprenditorialità e globalizzazione. La sua campagna ha fatto perno sul legame fra immigrazione e commercio come tessuto connettivo di una fiorente economia moderna.
Sul fronte interno la sua piattaforma chiede un allentamento delle regole del lavoro, un taglio delle imposte e investimenti su tecnologie per la Sanità, oltre che su energia e agricoltura. Vuole portare una ventata di modernità dei modelli di business del proprio Paese. “Tutta la grande industria è basata su modelli di business antiquati – energia, trasporti, turismo e non solo – ha detto -. Ma c’è una rivoluzione che sta andando avanti, e se le industrie non riescono a far parte della rivoluzione digitale perderanno la battaglia”.
In questo senso Macron indica nel sistema delle startup una chiave strategica di cambiamento. “Va favorita perché porta avanti un modello disruptive globale e veloce. Non dico che le startup siano buone e le big company cattive: dico però che dev’esserci un legame fra i due mondi, e il modo in cui verrà costruito questo legame rappresenterà un vantaggio per tutta l’economia”.