IL CASO

Amazon nel mirino della Finanza: 130 milioni di tasse evase

Accertate presunte irregolarità nel nostro Paese su un giro di affari di 2,5 miliardi di euro dal 2009 al 2014. Fino al 2015 la società aveva sede legale in Irlanda

Pubblicato il 28 Apr 2017

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Amazon nel mirino della Guardia di Finanza. Secondo quanto riporta Repubblica.it, il colosso dell’e-commerce è accusato di aver evaso tasse in Italia per circa 130 milioni dal 2009 al 2014. Fino al 2015 la società aveva come sede legale l’Irlanda.

La società a marzo del 2016 anno era finita anche nel mirino della procura di Milano. Ieri il gruppo ha comunicato i dati trimestrali: nei primi tre mesi dell’anno gli utili si sono attestati a quota 724 milioni di dollari, in rialzo del 41% dai 513 milioni di dollari dello stesso periodo del 2016.

Dopo aver chiuso la decima seduta record del 2017, Amazon ha raggiunto un nuovo massimo nel dopo mercato a Wall Street successivamente alla pubblicazione dei dati superiori alle attese degli analisti.

Il caso di Amazon riapre il dibattito sul rapporto tra fisco e web company. A Google, a fine gennaio 2016, era stato consegnato il “verbale di accertamento” con la contestazione di un’evasione da 300 milioni di euro e successivamente il pubblico ministero milanese Isidoro Palma aveva iscritto nel registro degli indagati per “omessa dichiarazione dei redditi” (articolo 5 del Testo delle imposte sui redditi), tre manager della Google Ireland Limited per cinque annualità, tra il 2008 e il 2013.

Apple invece deciso di versare 318 milioni di euro al fisco italiano per definire la partita. L’accusa parlava anche in questo caso di “omessa dichiarazione dei redditi” dal 2008 fino al 2013. Circa 880 i milioni di euro in tutto, di Ires (l’imposta sui redditi delle società) evasa. La cifra versata da Apple è stata pari a quanto richiesto nei verbali di accertamento. La società ha quindi accettato tutti i rilievi delle ispezioni che ha visto impegnati l’Anti-frode, l’Ufficio grandi contribuenti e il ruling delle Entrate. E la formalizzazione dell’accordo ha creato un precedente importante, visto che proprio Apple ha aperto altre pendenze in Paesi Ue.

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