Al via per i dipendenti delle Ferrovie dello Stato una sperimentazione di smart working. Lo annuncia una nota dell’azienda nella quale si precisa che l’intesa con i sindacati consentirà ad alcune categorie di dipendenti di scegliere, in determinati giorni della settimana e secondo modalità specifiche, orario e luogo di lavoro, concordandolo direttamente con il proprio responsabile.
In particolare, il progetto coinvolgerà 500 dei 70 mila dipendenti, scelti su base volontaria, che potranno lavorare da casa o in qualsiasi luogo da loro scelto, da un minimo di 4 fino a un massimo di 8 giornate al mese non frazionabili. La sperimentazione durerà un anno e partirà a settembre dalle sedi di Roma, l’obiettivo è di estenderlo e farlo diventare una modalità di lavoro permanente.
“Con questo accordo anche Fs Italiane introduce nuove modalità lavorative che la avvicinano ad altre aziende leader che già lo fanno – ha sottolinea Mauro Ghilardi, direttore centrale Risorse Umane e Organizzazione di Fs Italiane- Questa sperimentazione ci consente di calibrare lo smart working sulla nostra realtà aziendale e trovare formule innovative anche sul versante tecnologico e organizzativo, per aumentare flessibilità e compatibilità con esigenze personali e risultati”.
Tutti i lavoratori sceglieranno volontariamente se partecipare, e in busta paga non ci saranno differenze economiche. “Uno degli obiettivi – spiega Ghilardi – è andare a valutare le performance di ognuno per quello che produce e aldilà del tempo passato in ufficio”.
Per ognuno dei partecipanti verranno definiti obiettivi puntuali e misurabili e l’azienda fornirà tutti gli strumenti informatici necessari per lo svolgimento dell’attività lavorativa oltre a una specifica formazione.
Flessibilità di orario e riprogettazione degli spazi fisici arrivano insomma anche in una delle più grandi controllate pubbliche (di proprietà del Tesoro) dopo che altre grandi aziende private come Microsoft, Barilla, American Express e Ferrero hanno già avviato progetti di smart working.
Il lavoro agile è protagonista di un vero e proprio boom. Stando ai numeri dell‘Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, sono più di 250mila, nel solo lavoro subordinato, i lavoratori che godono di discrezionalità nella definizione delle modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati, e rappresentano circa il 7% del totale di impiegati, quadri e dirigenti. La crescita dal 2013 è stata sostenuta, segnando un +40% rispetto a tre anni fa. Il “prototipo” del lavoratore smart è un uomo (nel 69% dei casi) con un’età media di 41 anni, che risiede al Nord (nel 52% dei casi, solo nel 38% nel Centro e nel 10% al Sud) e rileva benefici nello sviluppo professionale, nelle prestazioni lavorative e nel work-life balance rispetto ai lavoratori che operano secondo modalità tradizionali. Ad adottare il lavoro agile e ad aver realizzato nel 2016 progetti strutturati in questo campo è ormai il 30% delle grandi imprese, quasi il doppio rispetto al 17% dello scorso anno, a cui si aggiunge l’11% che dichiara di lavorare secondo modalità “agili” pur senza aver introdotto un progetto sistematico.