Internet cambia il lavoro: il 60% degli occupati usa le tecnologie IT

Isfol: professionisti specializzati e tecnici i più avvezzi all’uso delle piattaforme. Il 73% dei docenti le usa in modo avanzato. Autodidatta il 70% dei giovani

Pubblicato il 19 Mag 2011

Le nuove tecnologie stanno trasformando tutti gli ambiti
lavorativi, imponendo nuove professionalità e competenze in tutte
le attività, anche in quelle più tradizionali. E’ una
rivoluzione, quella digitale, fatta di investimenti, tecnologie,
reti e servizi, banche dati interconnesse, ma soprattutto di
persone chiamate a cambiare il proprio modo di lavorare, di
apprendere, di comunicare, di organizzarsi. Si tratta di
un’opportunità straordinaria pienamente alla portata del nostro
Paese, ma che va colta e alimentata rinnovando i modelli educativi,
produttivi e normativi. Si può sintetizzare così la riflessione
su cui si è articolato il seminario di studio organizzato questa
mattina a Roma da Isfol e Assotelecomunicazioni-Asstel, sul tema
“Internet cambia il lavoro”, a cui hanno partecipato anche i
ministri Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini e Maurizio
Sacconi.

Secondo la ricerca Isfol resa nota oggi, circa il 60% degli
occupati italiani utilizza le tecnologie dell’informazione (IT).
I professionisti specializzati e i tecnici registrano le
percentuali più elevate: per il 12,2% dei primi l’IT registra un
livello di importanza elevato a fronte di 5,2% per il quale è
molto elevato; per l’11,6% dei secondi ha un elavato livello di
importanza e per il 7% un elevatissimo livello di importanza.

Se per gli impiegati tali competenze sono ormai di grande
importanza, l’uso che ne viene fatto rimane a livello ancora
troppo elementare (il 90,5% lo ritiene mediamente importante). Lo
stesso vale per dirigenti e imprenditori.
“Questa scarsa dimestichezza che la classe dirigente sembra avere
con le tecnologie dell’informazione – spiegano gli esperti
Isfol – evidenzia i limiti nell’adattarsi alle logiche di analisi
e di comunicazione della realtà moderna". Ma per gli
impiegati l’uso delle tecnologie rimane a livello ancora troppo
elementare. Lo stesso vale per dirigenti e imprenditori.

La scarsa dimestichezza che la classe dirigente sembra avere con le
tecnologie dell’informazione “evidenzia i limiti
nell’adattarsi alle logiche di analisi e di comunicazione della
realtà moderna”, osserva l’Isfol. Quanto ai cambiamenti
relativi ai processi di apprendimento, da un’indagine
sull’e-learning realizzata con il ministero dell’Istruzione,
emerge la tendenza del corpo docente a “fare in modo che la
didattica in ambiente digitale diventi sempre più un’esperienza
sistematica e non un evento episodico”.

Per quel che riguarda i cambiamenti relativi ai processi di
apprendimento, l’Isfol ha riportato le principali risultanze di
un’indagine sull’e-learning realizzata con il ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. I dati
mostrano la tendenza nel corpo docente a fare in modo che la
didattica in ambiente digitale diventi sempre più un’esperienza
sistematica e non un evento episodico. Il 73,7% dei docenti adotta
una modalità d’uso complessa delle nuove tecnologie, mirata a
produrre ed erogare il materiale didattico in modo integrato.

Da un’ulteriore indagine svolta dall’Isfol per verificare il
rapporto dei giovani con le Ict, risulta che esistono ancora forti
correlazioni tra lo status e il divario digitale: più è basso il
livello culturale del padre e dello stesso giovane più è bassa
l’utilizzazione delle nuove tecnologie. Esiste ancora una
significativa percentuale di ragazzi (47%) che usano il computer e
la rete in maniera sporadica, con percentuali più alte tra le
femmine e tra chi vive nel Mezzogiorno. Si profila quindi un nuovo
impegno da parte della scuola nel migliorare le modalità d’uso
delle Ict, favorendo l’integrazione tra intrattenimento,
socializzazione, comunicazione e apprendimento. La ricerca ha
evidenziato come il 70% dei giovani impari ad usare le Ict da solo,
al di fuori delle aule scolastiche.

“L’uso delle Ict nel contesto del mercato del lavoro – ha
spiegato il presidente dell’Isfol Sergio Trevisanato in apertura
– offre importanti opportunità, che vanno prontamente colte e
che chiamano in gioco direttamente le amministrazioni dello Stato.
La continua evoluzione delle nuove tecnologie richiede anche al
sistema della formazione la capacità di adeguarsi e di saper
cogliere questa importante sfida. I docenti italiani utilizzano
sempre più le nuove tecnologie nella didattica. E’ un impegno
che va sostenuto e rafforzato, perché l’intervento
dell’istruzione e della formazione in questo campo può aiutare a
ridurre il rischio di un divario digitale nelle nuove
generazioni”.

Secondo Stefano Parisi, presidente di Asstel, “mentre il fattore
Internet si sta candidando a diventare il motore della ripresa
economica mondiale, in Italia ci confrontiamo con geografia dello
sviluppo digitale a macchia di leopardo che attraversa le
generazioni, dividendo il mondo del lavoro tra coloro che hanno
capacità nell’uso delle nuove tecnologie e chi invece fatica ad
adeguarsi. Così, favorire la penetrazione degli strumenti e delle
competenze digitali nelle attività tradizionali è una vera e
propria priorità nazionale, che va affrontata aggiornando non solo
le persone non native digitali, ma anche le normative concepite da
e per il mondo analogico. Pensiamo ad esempio all’art.4 dello
Statuto dei lavoratori, varato nel 1970 che, introducendo il
divieto di controllo a distanza del lavoratore, oggi può risultare
di ostacolo alla possibilità di sviluppare forme di telelavoro. Su
questi temi Asstel è impegnata a collaborare con i sindacati per
arrivare a una corretta e attuale applicazione della norma. La
nostra è una best practices che auspico possa essere ripresa e
sviluppata anche da altri settori”.

Il seminario è stato anche occasione per analizzare casi concreti
di cambiamenti nei modelli di lavoro e business. A cominciare dalla
sanità, sulla cui evoluzione verso sistemi più efficienti hanno
testimoniato Lino Del Favero presidente di Federsanità Anci,
Francesco Montorsi medico e ordinario di urologia al S. Raffaele di
Milano e Giovanni Maria Soro direttore alla Asl di Piacenza; sulle
trasformazioni nel settore della logistica è intervenuto Massimo
Sarmi Ad di Poste Italiane; Claudio Falcucci, ingegnere e
professore all’Università della Tuscia ha approfondito il tema
della rivoluzione tecnologica nel restauro delle opere d’arte; il
contributo di Umberto Rapetto della Guardia di Finanza ha
riguardato la sicurezza e le tecniche di investigazione digitali;
l’impatto delle nuove tecnologie applicate a servizi e attività
tradizionali è stato trattato da Alfonso Fuggetta ordinario al
Politecnico di Milano e Ad di Cefriel, centro di ricerca e
formazione nell’Ict; Riccardo Donadon Ad di H Farm, incubatore di
imprese innovative, ha approfondito gli aspetti
dell’organizzazione del lavoro sul web; Pietro Guindani ha
illustrato parlato in veste di coordinatore del Progetto strategico
Ict per l’Expo 2015. L’intervento dell’ambasciatore Usa David
Thorne ha fornito infine elementi di confronto con l’esperienza
americana.

"Entro il 2015 il 75% dei cittadini Ue dovrà usare Internet –
dice Sergio Trevisanato, presidente dell'Isfol
– In Italia siamo al 47% di utenti che usano il pc e al 43% che
usano internet, secondo L'Istat. I giovani navigano in massa,
gli over 65 usano poco il web. Nelle imprese con almeno 10 addetti,
la diffusione di Internet è consolidata: il 95% delle aziende usa
il pc e il 93% ha connessioni a Internet. Di queste, l'84% ha
connessioni a banda larga. Otto aziende su 10 hanno già usato
servizi online forniti dalla PA. Le regioni hanno attivato corsi di
formazione online, 21 su 22 regioni, L'obiettivo in campo
formativo è la formazione dei nativi di Internet, senza
tralasciare gli over 65".

"Il cambiamento epocale che sta avvenendo oggi è che siamo
tutti connessi – dice Stefano Parisi, presidente
di Asstel – Questo fenomeno incide sulle policy aziendali e sui
comportamenti sociali. Sono i sigoli che oggi diventano sempre più
fonti dirette di informazioni nella piazza globale. Oltre agli
smartphone, la grande rivoluzione nei prossimi anni sarà quella
della smart tv, con 18 milioni di pezzi venduti in Italia nei
prossimi 4 anni. La tivù connessa la web è una grossa
opportunità di alfabetizzazione digitale, in particolare per chi
non è nativo di Internet". Il dato preoccupante, secondo
Parisi, è che "il 47% delle famiglie italiane non ha un pc a
casa – dice – La smart tivù sarà uno strumento di penetrazione
clamoroso per l'accesso a video e servizi online a casa da
parte delle fasce anziane che non hanno il pc a casa. Il 40% delle
pmi non ha un collegamento a Internet, ma siamo un paese che ha il
150% di penetrazione di cellulari". Sul fronte
dell'istruzione, secondo Parisi, "E' un problema grave
che ci siano dei docenti analfabeti digitali – dice – tanto più
che si trovano ad insegnare a studenti che sono nativi del
web".

"Spesso si ha dell'Ict una visione distorta, come di una
minaccia, di un pericolo di qualcosa di esoterico, oppure lo si
considera esclusivamente alla stregua di un sito web o di un
software gestionale – dice Alfonso Fuggetta,
direttore del Cefriel – Molti considerano l'Ict come qualcosa
di lontano, prodotto all'estero, che mangia il made in Italy.
In realtà, l'Ict è un'opportunità anche nel mondo del
lavoro. Ad esempio, un semplice Gps montato sui camion della
spazzatura di Milano consente di tracciare la raccolta rifiuti, ma
anche il lavoratore. Si cambia così l'organizzazione della
raccolta, ma anche quella dei turni di lavoro. Un altro esempio, è
il giubbotto air bag della Dainese, destinato ai motococlisti,
collegato alla moto, che trasforma un semplice capo di
abbigliamento in uno strumento tecnologico, con tutte le
conseguenze del caso per il prduttore che si deve adeguare,
acquisendo know how tecnologico".   

"La penetrazione di Internet, poi, è strettamente connessa
alla produttività: "Il 10% di crescita della penetrazione di
Internet corrisponde ad un incremento dell,1,2% del Pil – dice
l'ambasciatore Usa David Thorne –  Una grande
opportunità per l'Italia". 

"Expo 2015 è un enorme laboratorio a cielo aperto
dell'Ict – dice Pietro Guindani, presidente di
Vodafone Italia e coordinatore del gruppo di lavoro sulla
piattaforma Ict dell'Expo 2015 – L'Expo 2015 è al contempo
un'esposizione universale, dove sono attesi 20 milioni di
visitatori, ma anche un evento che apre un "fuori fiera"
eccezionale, che implica la capacità da parte di Milano di creare
un enrome sistema relazionale fra il territorio, ma anche il Paese,
e i visitatori. Bisognerà garantire servizi su larga scala, visto
che in media Milano dovrà accogliere 150mila 200mila persone al
giorno a Milano. Logistica e trasporti, sistema alberghiero,
ristoranti, made in Italy dovranno essere integrati, in base alla
domanda del flusso dei visitatori. Ad esempio, sarà fondamentale
evitare che la gente sia costretta a fare delle code per entrare al
Castello Sforzesco. Dovremo evitare anche che altre location
turistiche siano snobbate dai visitatori. Il problema oggi è che
l'uso di Internet da parte delle aziende è ancora 1.0.
L'offerta è gestita online in modo isolato. Manca
l'integrazione fra imprese, alberghi, trasporti ecc. Se un
automobilista viaggia in tangenziale a Milano, non esiste un sito
internet che dia infomrazioni in tempo reale sul traffico. Bisogna
accedere a tre siti internet diversi, che sono i tre gestori
diversi della tangenziale. Non esiste uno strumento online che dia
infomrazioni sui parcheggi vicino alle metropolitane, si naviga a
vista. Se sei a Linate non c'è nemeno un totem che ti dica se
c'è parcheggio e non esiste nemmeno una app per i parcheggi
all'aeroporto. Bisogna digitalizzare l'offerta turistica e
logistica, e questo costa poco; bisogna aprire i sisti internet,
farli parlare fra loro integrandoli; bisogna mettere a fattor
comune e integrare le informazioni sparse, che oggi sono
disponibili in maniera parcellizzata; Servono tecnologie standard,
disponibili su Internet; servono delle Apps, perché non mutuare il
modello Apple Store per sviluppare l'economia? Soltanto così
l'offerta turistica diventa 2.0".

Il telelavoro può aiutare a "individuare consensualmente
adattibilità reciproche dei tempi di lavoro utili allo sviluppo di
persone e imprese". Così il ministro del lavoro Maurizio
Sacconi apre al telelavoro come capace di "conciliare i tempi
di vita e quelli del lavoro" appunto, nel quadro del discorso
più ampio della possibilità di una maggiore modulazione dei tempi
che la legge permette.

Sacconi ha poi sottolineato il ruolo "importante"
dell'informatizzazione e di internet per l'evoluzione del
mondo del lavoro. Ad esempio ha evidenziato l'importanza del
portale clic-lavoro per avvicinare domanda e offerta "e
superare – ha detto il ministro – quella che prima era lo strumento
principale per trovare un posto di lavoro in Italia: le reti
amicali" più attive in passato degli uffici di collocamento e
oggi delle agenzie interinali.

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