PA, acquisti Ict tallone d’Achille

Per superare l’impasse l’amministrazione punta a sburocratizzare le procedure di gara e a qualificare la domanda. In campo Ddi, DigitPA e Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici

Pubblicato il 23 Mag 2011

Acquistare Ict “di qualità” per rendere la PA il motore
dell’innovazione del sistema Paese. In campo per raccogliere la
sfida, come è stato ribadito al Forum PA 2011, ci sono il
Dipartimento per la Digitalizzazione tecnologica, l’Autorità per
la Vigilanza sui contratti pubblici e DigitPA.

L’Authority sta lavorando a una semplificazione dell’accesso
alle gare pubbliche. “Il pilastro della riforma – spiega il
consigliere Andrea Camanzi – è il fascicolo
virtuale dove le imprese inseriranno i dati di partecipazione alla
gara una volta per tutte. Si tratta di una semplificazione che
andrà a vantaggio anche della PA che accederà più agevolmente ai
documenti”. Ma perché il fascicolo diventi operativo –
l’Autorità punta a lanciarlo in beta test per fine 2011 – sono
necessari specifici prerequisiti tecnologici, come la banca dati
nazionale dei contratti pubblici. “Stiamo lavorando su questo e
sulla cooperazione applicativa”, puntualizza Camanzi.

Ma bastano queste azioni a fare acquisti di qualità? Camanzi è
convinto che bisogna agire anche sulle stazioni appaltanti, troppe
e non qualificate a comprare innovazione. “In Italia esistono
23mila stazioni, di cui 13mila non censite – sottolinea -. Tutte
hanno la delega a comprare di tutto, dai cavi elettrici ai sistemi
tecnologici perché la norma, che è una sola per ogni tipo di
acquisto, non obbliga a identificare la “qualifica” del
compratore. Con il risultato che compra innovazione anche chi di
innovazione sa poco”. Sarebbe utile un sistema di deleghe
“segmentato che qualifichi le stazioni appaltanti ma anche i
fornitori”.

“La comunicazione con i player è fondamentale – conclude Camanzi
-. Bisogna rendere operative quelle norme, già presenti nel codice
degli appalti, sulla simmetria informativa PA-imprese in
un’ottica di rilancio del project financing”.
Project financing che però, secondo Renzo Turatto
Capo del Ddi, non è facilmente applicabile nel pubblico, dove
manca un flusso di cassa a fare da puntello.  “Se l’obiettivo
che bisogna raggiungere è quello di una qualificazione della
domanda pubblica – dice – bisogna lavorare al pre-commercial
procurement, ovvero pensare a procedure di acquisto differenziate,
rispetto a quelle standard, per i beni a forte contenuto
innovativo. Il pre-commerciale è un approccio che consente alla
pubblica amministrazione di condividere con i fornitori rischi e
vantaggi di progettazione, creando le condizioni ottimali per la
commercializzazione dei risultati, e di mettere in comune risorse
di più committenti”.

Altro strumento utile, secondo il braccio destro di Brunetta, è la
creazione di un prezzario ad hoc -“almeno sui componenti standard
di un sistema”- per fare ordine nel marasma di prezzi che non
aiuta l’amministrazione a scegliere ciò che è meglio.
Sulla questione del prezzo dell’innovazione, e quindi della spesa
che l’amministrazione deve affrontare, punta l’attenzione
Fabio Pistella, membro del comitato direttivo di
DigitPA. “Condivido le azioni messe in campo da Ddi e Authority –
puntualizza – perché permetteranno alla PA di valutare ex ante ed
ex post, nonché nella fase di realizzazione, il risultato in
termini di innovazione di processo e di servizio raggiunto con
l’acquisto di Ict. In questa direzione va anche la riforma della
contabilità di stato, il cui pilastro è il cosiddetto dividendo
dell’efficienza, che consente un’analisi del risultati in
modalità full cost”.

Concretamente significa che “è possibile effettuare una
comparazione tra costi e risultati che interessa l’organizzazione
di tutto l’ente e non i singoli uffici o dipartimenti – spiega il
presidente di DigitPA, Francesco Beltrame
contribuendo ad ottenere risparmi in una voce di spesa, come quella
dell’innovazione pubblica, che si aggira sui 5 miliardi
l’anno”.

Il tutto – secondo Beltrame – “condito” da un rilancio del
concetto di economia sociale di mercato applicata all’innovazione
“che integra la libertà di impresa con il diritto dei cittadini
a fruire egualmente di beni prodotti”.
In questo quadro in movimento gioca un ruolo preponderante anche il
nuovo Cad che, battezzando l’era dei pagamenti online, dà un
ulteriore spinta al processo di semplificazione e razionalizzazione
degli acquisti.

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