IL PROVVEDIMENTO

Ue, maxi-multa da 110 mln a Facebook: “Ha mentito su Whatsapp”

Stangata dell’Antitrust europea sulla compagnia che ammette di aver fornito informazioni “scorrette o ingannevoli” sulla possibilità di collegare gli account dei due social. La commissaria alla Concorrenza Vestager: “Mandato un segnale chiaro a tutti”

Pubblicato il 18 Mag 2017

Andrea Frollà

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“La decisione di oggi manda un chiaro segnale alle società che devono rispettare tutti gli aspetti delle norme sulle fusioni, incluso l’obbligo di fornire informazioni corrette. Inoltre sanziona Facebook con una multa proporzionata e che ha un effetto deterrente”. La commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, commenta così la multa da 110 milioni di euro inflitta dall’Antitrust UE a Facebook, per aver fornito informazioni “scorrette o fuorvianti” a Bruxelles durante l’indagine iniziata nel 2014 sull’acquisizione di WhatsApp. L’Unione europea aveva allora acceso un faro sull’operazione M&A, in particolare sulla possibilità di collegare gli account Facebook con quelli di Whatsapp. Ipotesi che la compagnia di Mark Zuckerberg aveva escluso, ma che si è verificata due anni dopo.

Secondo la verifica conclusa dall’Antitrust europea, Facebook ha commesso due infrazioni: ha fornito informazioni fuorvianti nel 2014 e ha ripetuto l’errore pure nella risposta di chiarimenti richiesta da Bruxelles a fine dello scorso anno. Lo staff di Facebook, spiega la Commissione, era al corrente sin dal 2014 della possibilità tecnica di poter collegare automaticamente i profili Facebook con quelli Whatsapp, sebbene lo avesse negato.

Mark Zuckerberg, ceo e fondatore di Facebook

La società di Zuckerberg, però, ha poi ammesso di aver commesso l’infrazione collaborando con la Commissione, che ha quindi deciso di ridurre la multa a 110 milioni dai quasi 250milioni di euro potenziali. Secondo le regole Ue sulle fusioni, Bruxelles può infatti imporre una sanzione pari all’1% del fatturato annuo di una società se questa fornisce in modo intenzionale informazioni scorrette o fuorvianti.

La decisione di oggi, sottolinea Bruxelles, “non ha impatto sulla decisione dell’ottobre 2014 di autorizzare la transazione”. La fusione tra Facebook e Whatsapp resta dunque valida. Né è legata a ulteriori procedimenti legali in corso legati alla privacy dell’aggiornamento dei termini di utilizzo del servizio imposti agli utenti Whatsapp nell’agosto 2016.

La commissaria alla Concorreza dell'Unione europea, Margrethe Vestager

“La Commissione Europea deve poter prendere decisioni sugli effetti delle fusioni sulla concorrenza avendo piena conoscenza dei fatti – spiega la commissaria UE alla concorrenza -. Il regolamento europeo sulle fusioni obbliga le società durante un’indagine su un’aggregazione a fornire informazioni corrette che non siano ingannevoli o fuorvianti, poiché ciò è essenziale affinché la Commissione possa esaminare fusioni e aggregazioni in maniera tempestiva ed efficace”. Questo obbligo, ricorda Vestager, “si applica a prescindere dal fatto se l’informazione abbia o meno un impatto sul risultato ultimo della valutazione della fusione”.

La decisione costituisce un unicum nella storia dell’Antitrust europea. È infatti la prima volta che la Commissione impone una multa ad una società per aver fornito informazioni scorrette o ingannevoli da quando il regolamento sulle fusioni è entrato in vigore (2004). Sanzioni simili erano state comminate, ma sulla base di un regolamento differente datato 1989).

Il colosso fondato da Zuckerberg ha ammesso gli errori commessi nel biennio 2014-2016 spiegando di aver “agito in buona fede sin dalle nostre prime interazioni con la Commissione Ue”. Un portavoce di Facebook spiega che la società ha “cercato di fornire informazioni accurate ogni volta” e che gli errori “non erano intenzionali e la Commissione ha confermato che non avevano impatto sull’esito dell’analisi della fusione”. L’annuncio di oggi, conclude il portavoce, “porta a conclusione la questione”.

Il rapporto fra Facebook e Whatsapp è stato anche al centro della multa da 3 milioni di euro inflitta la scorsa settimana dall’antitrust italiana alla società che sviluppa il servizio di messaggistica per aver “indotto gli utenti a condividere i loro dati con Facebook”. Secondo l’authority Whatsapp ha peccato di scarsa chiarezza nelle comunicazioni dei termini di utilizzo dell’app.

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