All’insegna del “sold out” la 28esima edizione di Forum PA, tenuta a battesimo dal Semplificazione e la Pubblica amministrazione Marianna Madia. La tre giorni, dal 23 al 25 maggio, ha registrato oltre 200 appuntamenti di lavoro, oltre mille presentazioni e la presenza di istituzioni, politica e imprese, impegnate insieme a sostenere che senza la trasformazione digitale della PA gli obiettivi dell’Agenda 2030 sarebbero impossibili da raggiungere.
Dopo il taglio del nastro affidato al sindaco della Capitale, Virginia Raggi, con Carlo Mochi Sismondi a fare gli onori di casa, l’intervento del ministro Madia, intervistata dal direttore del Foglio Claudio Cerasa: “Trasparenza, tempi di risposta, snellimento delle procedure, attenzione ai bisogni dei più deboli: ecco gli ambiti su cui la spinta tecnologica sta intervenendo – ha detto il ministro – La pubblica amministrazione italiana ha punte meravigliose di eccellenze, ma serve migliorare la capacità organizzativa e credere nella formazione”.
“Siamo arrivati a questa 28esima edizione lavorando su tre temi di ricerca – spiega Gianni Dominici, direttore generale di Forum PA i dati di monitoraggio sul mondo del pubblico impiego, il tema della sostenibilità, la burocrazia difensiva”. “Secondo il confronto aggiornato con il conto annuale del 2015 i dipendenti pubblici italiani non sono di più e non costano di più rispetto ai loro omologhi di altre amministrazioni pubbliche europee. I problemi sono nei profili: l’età media è 50 anni, e gli under 35 sono il 6%. Il 59,9% ha fatto scuola dell’obbligo, mentre le giornate di formazione seguite in un anno sono in media 0,8, contro le 8-10 che si registrano in altri paesi Ue paragonabili”.
“Quanto alle indagini svolte tra i dipendenti pubblici, il 63% pensa che la burocrazia difensiva ci sia e sia cresciuta, mentre ‘non esiste’ soltanto per il 5% del campione. E’ dovuta alla frammentazione delle responsabilità, al mutamento delle norme e all’iper-normazione, oltre che alla non comprensione del senso del lavoro e alla demotivazione del personale”. “La tecnologia può aumentare il processo di sburocratizzazione – prosegue Dominici -. Solo la riforma Madia vale 0,5% del Pil in 5 anni, e quasi un punto percentuale nell’arco di 10”.
Quanto alla sostenibilità, una PA modernizzata “potrebbe dare un impulso importante a una nuova economia basata sulla crescita sostenibile – conclude Dominici – e per dimostrarlo basterebbe ad esempio dire che il 40% dei dipendenti va al lavoro in auto da solo, il 30% con i mezzi pubblici. Se quel 40% desse un passaggio a un collega avremmo 750 mila auto in meno sulle strade, 230 milioni di euro di risparmi di solo carburante. Il nostro obiettivo è di aiutare il cambiamento di una PA che diventa partner dei cittadini, per un modello basato sulla collaborazione e sulla sostenibilità”.
Andrea Rangone, Ceo di Digital360, ha focalizzato il suo intervento sulla sostenibilità del sistema-Paese: “Ci sono tre aspetti, in questo concetto di sostenibilità 1.0, che è necessario risolvere urgentemente – ha sottolineato -: il deficit, il gap di produttività, la scarsa propensione all’imprenditorialità”. Tutti fronti rispetto ai quali “il digitale può svolgere un ruolo chiave”.
Secondo Giorgio Alleva, presidente dell’Istat, “Valutare la PA, seguirne e monitorarne la spesa e i risultati, è un tema particolarmente interessante, soprattutto in rapporto alla dimensione e alla qualità dei servizi. Quello degli investimenti è un tema cruciale, come lo è quello delle risorse mirate a ricerca e innovazione, perché è dimostrato che funge da volano per gli investimenti privati”.
Il direttore generale di Agid, Antonio Samaritani, nel suo intervento ha puntato sul digitale come mezzo di inclusione per i cittiadini e anche per la PA: “Spid e PagoPA sono un’operazione culturale – ha detto annunciando la pubbicazione imminente del piano triennale – facciamo un passo verso l’efficienza interna, educhiamo l’utente e cambiamo il suo rapporto con la PA”.
Alla tavola rotonda su “Sostenibilità dello sviluppo e innovazione tecnologica” hanno preso parte i rappresentanti del mondo delle imprese, testimoniando il loro impegno “digitale”. A fare un esempio di come la digitalizzazione abbia impattato su Aci è Francesco Tufarelli, Segretario Generale dell’Automobile Club d’Italia: “Abbiamo digitalizzato i nostri processi e il certificato di proprietà. Finora ne abbiamo rilasciati 18 milioni – ha proseguito -: questo vuol dire 18milioni di fogli A4 in meno in circolazione”.
“Come azienda ci siamo focalizzati su tre direttrici – afferma Claudio Bassoli, vice president enterprise group Italy di Hpe, Hewlett Packard Enterprise – La prima è tecnologica: Iot, big data e cloud, per la trasformazione digitale della società. La seconda sono le partnership strategiche, sia a livello globale sia locale, lavorando con chi tutti i giorni si occupa di imprese, PA e cittadini. La terza direttrice è il trasferimento delle competenze e delle conoscenze, aspetto fondamentale per la riuscita della digital transformation”.
“Vogliamo portare in Italia il meglio delle esperienze fatte in altri 28 paesi nel mondo – afferma Manlio Costantini, direttore Enterprise di Vodafone Italia -. La convenzione Spc è stata un’opportunità, abbiamo già chiuso i contratti con le 15 amministrazioni centrali. I temi centrali per noi sono lo smart working, perché riprogettare e baricentrare le esperienze vuol dire incremento di produttività, e il miglioramento del rapporto PA-cittadino sul quale il digitale può svolgere un ruolo centrale”.
“Sarà la tecnologia a veicolare per il futuro la creazione di posti di lavoro – sostiene Filippo Ligresti Vp & general manager commercial sales di Dell EMC Italia -. Se gli imprenditori riescono a trasformare le loro idee in concretezza si creano posti di lavoro e questo può essere fondamentale anche per la PA. Infine sarà cruciale cambiare l’approccio culturale all’innovazione, per convincere le persone a tirar fuori le proprie qualità imprenditoriali, restituendo ai giovani la voglia di rischiare e sperimentare: il ruolo della PA è aiutare questo processo a realizzarsi”.
“Come Italia dobbiamo essere in grado di salire sul treno quando passa – afferma Antonio Menghini, South Europe Iberia & Italy public sector coverage leader di Dxc Technology -. I servizi innovativi devono partire, ed è molto importante la velocità con cui si reagisce al cambiamento. Trasformazione digitale vuol dire trasformare i servizi, come è successo con l’iscrizione alle scuole, che è stato un esempio di successo”.
“L’obiettivo è quello di utilizzare la tecnologia per consentire agli individui e alle organizzazioni di raggiungere risultati migliori, di fare di più – aggiunge Simonetta Moreschini, direttore della divisione Pubblica amministrazione di Microsoft -. L’opportunità della trasformazione digitale per il Paese è un’occasione da non mancare: un motore di crescita economica, inclusione e avanzamento sociale, sostenibilità”.
Secondo Paolo Cerza, responsabile servizi digitali per la PA, architetture digitali e servizi per la Pubblica amministrazione di Poste Italiane, “rischiamo di non cogliere appieno l’opportunità della trasformazione. Aver introdotto Spid e PagoPA vuol dire dare un’opportunità di modificare i processi all’interno delle aziende. Poste insieme ai clienti cerca di aiutare le aziende a capire come con il digitale possano cambiare le modalità di erogazione di servizi ai cittadini”.
Quanto al programma di domani, durante il convegno “Agenda 2030: una sfida per il paese, una sfida per la PA”, è in programma la lectio magistralis sulle questioni clomatiche e sulla sostenibilità dell’economista Jeffrey Sachs, e gli interventi dei ministri Valeria Fedeli e Enrico Costa, del sottosegretario di Stato presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Bobba e del presidente della commissione lavoro del Senato Maurizio Sacconi.