IL PIANO

Industria 4.0, Boccia: “Nuovo patto di fabbrica per aumentare i salari”

Il presidente di Confindustria rilancia sulle relazioni industriali: “Serve una nuova fase di collaborazione con i sindacati”. E sulla produttività dice: “Per aumentarla serve anche una PA più moderna ed efficiente”

Pubblicato il 24 Mag 2017

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“Un patto per la fabbrica per crescere, aumentare i salari e la produttività”. E’ il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, dal palco dell’assemblea generale, a ribadire la necessità di nuove relazioni industriali con i sindacati replicando una proposta rivolta a Cgil, Cisl e Uil già lanciata un anno fa e mai decollata. “Se riusciremo a condividerla apriremo una fase di collaborazione per la crescita. Perché vogliamo aumentare le retribuzioni con l’aumento della produttività”, spiega.

Eppure, prosegue Boccia, la partita per la competitività va giocata proprio dentro e fuori la fabbrica. “Dentro le fabbriche aprendo il capitale all’esterno e modernizzando la governance, facendo della responsabilità sociale una caratteristica dominante delle nostre imprese – spiega – Fuori dalle fabbriche, con una PA meno frammentata, una macchina della giustizia più efficiente e un sistema di regole in grado di promuovere concorrenza e liberalizzazioni accettando sfide inedite della digitalizzazione di processi e servizi”, aggiunge.

Boccia plaude al piano Calenda. “Puntavamo ad un progetto organico di politica industriale che avesse l’ambizione di rinnovare il nostro sistema produttivo. Così è stato: a settembre l’esecutivo ha lanciato il piano Industria 4.0 – ricorda – Un pacchetto di strumenti coerente con la nostra idea di politica economica, incentrata sui fattori e basata su interventi automatici, che prescindessero da settori, dimensioni aziendali, luogo o forma giuridica”.

Il successo “è dimostrato dalla grande partecipazione degli imprenditori, oltre 10mila in pochi mesi, ai roadshow di Confindustria”. Ed ora, aggiunge, “stiamo lavorando a un altro pilastro del Piano: la rete dei Digital Innovation Hub e dei Competence Center. Non si tratta di creare qualcosa dal nulla ma di mettere in rete il patrimonio di innovazione che già esiste tra università, parchi scientifici e poli tecnologici”. L’obiettivo “è far crescere il numero delle imprese eccellenti. Grandi e piccole, al Nord come al Sud”.

Nei giorni scorsi è stato presentato il “network nazionale Industria 4.0” dal ministro Carlo Calenda e dai vertici di Unioncamere, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e Cna. Una rete disegnata e in parte già in fase di implementazione, che conta sul dispiegamento di una serie di punti distribuiti sul territorio per accompagnare e supportare le imprese nella trasformazione digitale 4.0. Della rete fanno parte, insieme ai competence center nazionali, che si occupano di alta formazione e sviluppo di progetti di ricerca industriale anche a livello sperimentale, i 77 “punti impresa digitale” (Pid) di Unioncamere (per la diffusione a livello locale della conoscenza di base sulle tecnologie), e 100 “digital innovation hub”. Si tratta in particolare dei 21 Dih di Confindustria insieme ai 30 di Confartigianato e ai 28 di Cna, oltre che i 21 “ecosistemi digitali di innovazione” di Confcommercio. Punti cioè che si occupano di formazione avanzata su tecnologie e soluzioni specifiche, oltre che di consolidare e coordinare le strutture di trasformazione digitale e i centri di trasferimento tecnologico.

Gli altri obiettivi generali del network nazionale industria 4.0, nello specifico, sono di diffondere la conoscenza tra le imprese sui reali vantaggi dell’investimento in tecnologie in Industria 4.0 e affiancare le imprese nella comprensione della propria maturità digitale, individuando le aree di intervento prioritarie.

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