LA LETTERA

Pubblicità online, l’allarme degli editori: “Bruxelles favorisce Google & Co.”

In una lettera a Consiglio e Parlamento Ue i grandi giornali chiedono di modificare la proposta di regolamento sull’e-privacy. In ballo la possibilità per l’utente di dare un solo “ok” globale ai cookie di tutti i siti: “Ma così i dati finiranno nelle mani di poche grandi società”

Pubblicato il 29 Mag 2017

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Modificare la proposta di regolamento sulla protezione dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche. È la richiesta principale fatta dai principali editori europei in una missiva inviata al Parlamento e al Consiglio europeo dall’evocativo titolo “Fiducia, riservatezza e informazione: la necessità di riconsiderare le proposte sull’ePrivacy”. La proposta sulla e-privacy è stata presentata dalla Commissione europea lo scorso 10 gennaio e dovrà sostituire la direttiva 2002/85/CE con l’obiettivo di rafforzare la tutela dei dati personali.

Secondo i firmatari della lettera – spiccano tra gli altri Financial Times, Group Le Monde, Group Figaro, Frankfurter Allgemeine, Gruppo 24 Ore, Gedi (ex Gruppo Espresso) – una volta in vigore (nel 2018) le nuove norme metterebbero gli editori in una posizione di debolezza nei confronti dei colossi del web. Nel mirino la disciplina del consenso al trattamento dei dati.

La proposta Ue stabilisce che l’utente non sarà più tenuto a dare il proprio consenso per ogni sito che visiterà ma potrà rilasciarlo preventivamente, e in modo globale, quando installa il browser. “Tenuto conto che in Europa il 90% dell’accesso a Internet è nelle mani di quattro aziende appena – Google, Apple, Microsoft e Mozilla–, l’attenzione riposta sull’ottenimento del permesso degli utenti tramite l’interfaccia browser in teoria potrebbe esasperare l’asimmetria di potere tra i singoli editori e questi portali digitali globali”, si legge nella missiva.

Secondo gli editori inoltre le proposte sull’ePrivacy sono incompatibili con le implicazioni della General Data Protection Regulation (GDPR) che invece dà all’utente la possibilità di controllare le modalità di raccolta delle informazioni sul suo comportamento durante la navigazione online per ogni sito visitato.

Al contrario, creando un unico permesso globale nell’ambito dell’interfaccia browser si renderà più difficile garantire la trasparenza ed elimineranno qualsiasi distinzione tra editori che assegnano un grande valore alla fiducia dei loro utenti e coloro che non lo fanno. Inoltre dato che le regole sull’ePrivacy non vietano espressamente agli editori di comunicare con i lettori al fine di ottenere il loro consenso per l’uso di cookie di parti terze, gli editori temono che “sarà assai difficile riuscire a persuadere i lettori a modificare le impostazioni dei loro browser per autorizzare i cookie di parti terze”. Le singole organizzazioni del mondo dell’informazione non sarebbero in grado di fornire ai lettori contenuti eofferte marketing personalizzate, né contenuti pubblicitari digitali di rilievoche rientrinonell’ambito dei loro interessi.

Il timore è quello che si crei una forte “concentrazione delle informazioni personali sugli utenti europei del digitale nelle mani di un numero ristretto di società globali, e in conseguenza di ciò i cittadini digitali diventeranno meno tutelati”.

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