IL PIANO

Industria 4.0, Ania: “Contratti più flessibili contro l’emorragia di lavoro”

L’associazione delle imprese assicuratrici: “Dall’automazione grandi rischi per l’occupazione. Servono un nuovo patto tra le parti sociali e investimenti in formazione”

Pubblicato il 31 Mag 2017

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“In assenza di studi e/o di ponderate iniziative” le conseguenze di una forte automatizzazione “potrebbero essere molto pesanti”. Per questo “un tema importante sarà quello di cercare di non sostituire l’uomo con le macchine, bensì di ri-orientare i posti di lavoro e di ri-definire le modalità di svolgimento delle prestazioni richieste ai dipendenti, attraverso una opportuna inter-operabilità degli skills che, sul piano dell’impostazione contrattuale, sottende necessariamente una sempre maggiore fungibilità delle mansioni, una revisione degli inquadramenti e più elasticità sulle tematiche dell’orario.

È quanto si legge nel documento depositato da Ania in commissione Lavoro al Senato in merito all’affare assegnato “L’impatto sul mercato del lavoro della Quarta rivoluzione industriale”. Tra le conseguenze che potrebbero avvenire se non si intraprendono iniziative, l’associazione delle imprese assicuratrici evidenzia: “tendenziale disoccupazione tecnologica di massa, progressiva obsolescenza di professionalità e competenze, ulteriore disallineamento tra domanda ed offerta di lavoro, prevedibili criticità sul piano delle relazioni sindacali”.

Per questo, le assicurazioni stanno individuando, “in tempi brevi, strumenti e soluzioni che possano far fronte a tale evoluzione del sistema industriale produttivo, ben sapendo che ogni eventuale iniziativa in proposito dovrà contestualmente misurarsi con i connessi impatti sull’organizzazione e gestione del lavoro e sulle modalità di svolgimento delle varie attività richieste agli addetti del comparto”, si legge ancora. Il documento sottolinea poi come le imprese stiano cercando di sviluppare nuovi modelli di business che fanno leva anche sull’offerta di prodotti e servizi assicurativi attraverso progetti di multicanalità, creando nuovi touch point, “per raggiungere e gestire la clientela con sempre più adeguati e soddisfacenti livelli di servizio”.

“In questo contesto e ferme restanti le tradizionali competenze tecnico-legali, saranno pertanto sempre più ricercate figure professionali con conoscenze e studi di tipo tecnico scientifico, con attitudini verso le nuove tecnologie e con capacità progettuali, di innovazione e relazionali. Occorreranno altresì specialisti nelle analisi dei dati, con esperienze nel campo della digitalizzazione, del risk management e con competenze di tipo informatico e di cyber-security, capaci di elaborare big data e tutti i correlati programmi applicativi”.

Come intervenire, quindi? “In via generale, è evidente che le varie iniziative che si andranno a proporre in questo scenario di digitalizzazione del lavoro – con auspicabili ingressi di giovani generazioni (i cosiddetti nativi digitali) – richiederanno necessariamente un diverso tipo di approccio e confronto tra le parti sociali, che dovrà, in un’ottica tesa ad aumentare le capacità del sistema, essere orientato verso una più elevata flessibilità operativa, la riqualificazione professionale e nuove iniziative in tema di formazione. Tutto questo per poter, così, gestire al meglio i possibili impatti sulloccupazione e cercare di trasformare quelli che potrebbero essere eventuali rischi, in opportunità di cambiamento e di acquisizione di nuove conoscenze e mestieri”.

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