Entro i prossimi 5 anni, in Italia, sono previste 300 milioni di instant payment, che saliranno a 500 milioni entro 7 anni. Lo rileva uno studio di Deloitte secondo cu il costo sociale del contante nel nostro Paese è pari a 8/10 miliardi all’anno: “questa cifra potrà essere mitigata con l’introduzione degli Instant Payments”, spiegano gli esperti.
Ma quello che manca è una completa comprensione del significato di Instant Payments mentre una riorganizzazione del front end è la sfida determinante per agganciare l’utente. A pesare anche l’eccessiva frammentazione dei player: secondo Deloitte troppe iniziative concorrenti rendono meno competitive e potenzialmente non sostenibili le stesse. Dunque front end interoperabili e l’ingresso nel mercato di player con elevata user experience potranno favorire favorire l’adoption dei pagamenti P2P.
Per le banche si tratterà di una vera e propria rivoluzione: si stima che entro il 2020 potranno perdere sino al 29,5% dei ricavi del business dei pagamenti rispetto ai livelli raggiunti nel 2015. Gli istituiti di credito non potranno limitarsi ad ottemperare ai requisiti normativi – la Psd2 mira a favorire lo sviluppo di un unico corpus di norme integrato a livello comunitario – ma dovranno competere offrendo nuovi servizi, consapevoli che nuovi player FinTech lo faranno. La sfida è quella della “Bank as a platform”, la banca diventa un player digitale collaborando con terze parti che sviluppano app attorno ad essa.
In questo contesto sempre più centrale diventerà la relazione con il cliente. L’atto di pagare sarà sempre più trasparente e frictionless: è importante in tal senso che vengano introdotti modelli che non penalizzino la user experience. La gestione della relazione con la clientela si sposterà progressivamente verso i canali digitali, di pari passo con il ricambio generazionale mentre l’engagement della clientela si sposta progressivamente in-app. Infine la personalizzazione dei prodotti a livello di singolo individuo è realizzata grazie agli analytics.