Il mercato del video on demand nell’Europa occidentale varrà poco più di 4 miliardi nel 2017 e quasi 7 miliardi nel 2020, grazie ad aumenti annuali a doppia cifra spinti dal modello Netflix. È questa la previsione che emerge da un’anticipazione del rapporto “Video on demand in Europe: 2017-2020. Big Numbers, Big Data” elaborato da IT Media Consulting, che sarà presentato il prossimo 8 giugno.
Il settore conterà precisamente un giro d’affari di 4,2 miliardi alla fine dell’anno in corso, facendo registrare una crescita del 16% rispetto al 2016. Ma la corsa non accennerà a fermarsi, visto che il video on demand garantirà 2,5 miliardi di ricavi in più nel prossimo trimestre, portando il dato 2020 a quota 6,7 miliardi (17% di tasso annuale di aumento nei 3 anni presi in esame).
Il Transactional Vod (Tvod), cioè il servizio per cui si paga solo i contenuti che si vedono, è destinato a ridurre la propria quota di mercato dal 37% del 2017 al 27% del 2020. Questo modello di pay-per-view, ricorda il report, nel 2015 rappresentava circa la metà dei ricavi totali. A rubare market share sarà lo Svod, cioè il modello Netflix per cui si paga un canone fisso per accedere a tutto il catalogo. I suoi tassi di crescita saranno ampiamente superiori al Tvod.
Dal punto di vista geografico, si conferma la leadership di Francia, Germania e Regno Unito che, seppur con molte differenze, rappresentano i più importanti Paesi per il mercato del video on demand nell’Europa occidentale. ITMedia Consulting stima infatti che i ricavi totali dei “Big 3” saranno di 2,7 miliardi nel 2017 e aumenteranno fino a 4,1 miliardi nel 2020 (+15% all’anno). Con una popolazione attorno al 40% del totale, questi tre Paese garantiranno il oltre il 60% di tutto il volume d’affari tanto oggi quanto fra 3 anni.
Un ruolo importante in questa evoluzione di mercato, rileva la società di ricerca, lo giocheranno i big data. “L’analisi predittiva, che utilizza tecniche di data mining, modellazione statistica e analisi dei dati video Ott, nonché di apprendimento automatico – evidenzia la compagnia guidata da Augusto Preta – sta portando il fenomeno della ‘big data analytics’ ad un livello superiore. L’aiuto di algoritmi di apprendimento automatizzato sta permettendo di sviluppare capacità di previsione sempre più potenti, affidabili ed efficaci”.
Attraverso i sistemi analytics, spiegano gli esperti, aziende come Netflix ed Amazon possono conoscere quanti contenuti un utente deve vedere per minimizzare il tasso di abbandono della clientela, quali contenuti ogni utente preferisce fruire, e che cosa si aspetta e desidera guardare in futuro. È cioè un algoritmo di raccomandazione ad aiutare gli utenti a scoprire nuovi film e serie televisive, spingendo ed orientando la fruizione di nuovi contenuti video è vera e propria parte integrante della strategia di fidelizzazione dei clienti, nonché delle strategie di produzione e acquisizione dei contenuti. “Ed è questo – conclude il rapporto – ciò che porta al successo”.