Zero roaming nei Paesi dell’Unione europea: comincia il conto alla rovescia. La riforma tanto attesa arriva in dirittura finale dopo oltre 10 anni: dalla mezzanotte di domani nasce il mercato unico delle Tlc mobili, senza sovrapprezzi per chi viaggia all’estero sull’uso del cellulare per voce, sms e navigazione. Stesse tariffe che nel proprio Paese: roam like home lo slogan.
Una lunga partita controversa, a lungo avversata dagli operatori mobili, e ancora non del tutto definita a puntino. Per le Tlc mobili si prevede una complessiva contrazione degli introiti calcolata in circa un miliardo. Del resto la normativa prevede pochissime deroghe: saranno le authority nazionali delle comunicazioni a valutare se un operatore abbia diritto a chiedere l’”opt out”. Deve emergere (in base a simulazioni economiche sui dati degli anni precedenti) che il peso negativo del roam like home sull’intero fatturato sia di almeno il 3%. In Italia la valutazione spetterà all’Agcom, sembra escluso che gli operatori italiani medio-grandi “si trovino in questa situazione”, aveva specificato Roberto Viola dg della Dg Connect nel mese scorso. Anche perché “il traffico è molto bilanciato” dato che gli italiani viaggiano poco, solo 2,2 giorni l’anno e anche tra chi viaggia il numero medio di giorni passati all’estero è di 8. Quindi “l’impatto sugli operatori è bassissimo”. Più a rischio saranno invece i Paesi del Nord Europa o gli operatori virtuali. Sono 36 gli operatori minori ad aver chiesto la deroga: piccoli virtuali del nord Europa (Danimarca, Lettonia e Norvegia), in cui già da prima le tariffe erano molto contenute.
In ogni caso “nessuna azienda in Europa ha motivo di usare la fine del roaming come scusa per aumentare i prezzi” ha detto il commissario Ue al Digitale Andrus Ansip.
La fine roaming fa parte della più ampia strategia del digital single market, che ha come obiettivo l’abbattimento delle barriere alla libera circolazione delle informazioni online. Nei prossimi 6 mesi è destinato a sparire anche il geoblocking: chi è abbonato a servizi in streaming potrà continuare a
Ma non sarà comunque facile coordinare l’intera manovra in tutta Europa. Per esempio gli operatori del Nord Europa hanno sfruttato le regole “fair use” adottate dalla Commissione Ue e hanno fatto ricorso all’opt-out, altri hanno colto l’occasione per introdurre prezzi più alti, mentre si rafforza la tendenza a offrire pacchetti dati più “pesanti” all-in” di spesa più elevati, in modo che le entrate supplementari saranno incrementali e, al massimo, compensino la fine delle sovrapprezzi per il roaming. La corsa a compensare la fine del sovrapprezzo roaming si traduce a volte in una diversificazione delle offerte. Gli operatori dell’Europa settentrionale e orientale, dove i prezzi tendono ad essere più bassi e dove è più alto il roaming in uscita, secondo Telecompaper sembrano più inclini a implementare regole di utilizzo equo rispetto ai paesi del sud, che beneficiano di più dei roaming in entrata. Anche con i tagli concordati nei prezzi all’ingrosso di roaming, gli operatori del nord vedranno probabilmente aumentare i loro costi in quanto i clienti usufruiscono del roam like home, con scarsi risarcimenti sul lato entrate senza aumentare i prezzi.
L’impatto sugli operatori varia di caso in caso: dipende dal mix destinazioni di traffico-roaming e dal fatto se abbiano o no la propria rete o facciano parte di un gruppo multinazionale. Ma solo gli operatori in grado di compensare i costi per il roaming beneficeranno nel lungo periodo: questo probabilmente rafforzerà la posizione dei gruppi più grandi e delle multinazionali a scapito di operatori indipendenti e Mvno per i quali la graduale riduzione dei costi di roaming all’ingrosso potrebbe non andare abbastanza velocemente.
La Commissione condurrà un riesame del mercato all’ingrosso entro la fine del 2019 e trasmetterà ai colegislatori una valutazione intermedia entro il 15 dicembre 2018.