Cinquecento milioni per i cluster tech. Arriveranno dal Miur e sono stati annunciati dal ministro Valeria Fedeli. “Mi sembra un elemento importante il bando da 500 milioni di euro sui cluster tecnologici che lancerò tra gli altri entro il mese di luglio – ha detto Fedeli a margine di una iniziativa in Regione Lazio. “Mi pare anche questo un altro degli elementi che completa l’idea che con la tecnologia si attraversa e si innova l’insieme dei sistemi d’istruzione, di formazione e di economia. Noi, cioè, puntiamo concretamente a una società della conoscenza, a una economia della conoscenza, che vuol dire investire sulla digitalizzazione di prodotti e di processi e quindi sui cluster tecnologici”.
Le risorse permetteranno di finanziare progetti per 250 milioni di euro che coinvolgono, a vario titolo, imprese, università e centri di ricerca nello sviluppo delle nuove tecnologie. Il Miur stanzierà inoltre altri 250 milioni di euro per assumere nuovi ricercatori e per finanziare i progetti di ricerca interesse nazionale destinati agli atenei.
I cluster tecnologici nazionali rientrano nell’ambito del Programma nazionale per la ricerca che “crea quindi le premesse per un migliore ecosistema dell’innovazione – si legge nel documento del Miur – e mette a disposizione del sistema nazionale di ricerca un’infrastruttura intermedia di soft-governance”.
I cluster tecnologici nazionali rappresentano lo “strumento principale per raggiungere gli obiettivi di coordinamento pubblico-pubblico (Stato-Regioni-Amministrazioni locali) e pubblico-privato, cui viene affidato il compito di ricomposizione di strategie di ricerca e roadmap tecnologiche condivise su scala nazionale”. Queste strutture sono state costituite per generare piattaforme di dialogo permanente tra sistema pubblico della ricerca e imprese. I numeri relativi ai primi otto cluster sono stati forniti dal ministero: 456 soggetti tra cui 112 appartenenti al sistema della ricerca pubblica e 344 a quello della ricerca industriale, ripartiti questi ultimi in 140 grandi imprese e 204 piccole e medie imprese. Agli otto cluster tecnologici avviati in prima battuta (aerospazio, agrifood, chimica verde, fabbrica intelligente, mobilità e trasporti, salute, smart communities, tecnologie per gli ambienti di vita) se ne sono aggiunti altri quattro per completare il presidio delle dodici aree di specializzazione: blue growth, design creatività made in Italy, energia, cultural heritage.
Il bando per la ricerca industriale si innesterà appunto su questi 12 settori ed è aperto a partenariati pubblico-privati con dieci partecipanti al massimo e progetti da presentare nei 12 settori. I progetti accolti potranno ricevere un contributo compreso tra 1 e 5 milioni di euro, cioè circa la metà del finanziamento totale del progetto di ricerca. La distribuzione dei 350 milioni di euro non avverrà in maniera uguale tra le 12 aree: circa il 50% sarà riservato a tutte le aree, mentre il resto è riservato alle 4 principali (industria 4.0, salute, cibo e aerospazio). Si lavora anche su altri fronti grazie al recupero dei fondi non spesi dall’Istituto italiano di tecnologia, si tratta di circa 250 milioni che serviranno per l’assunzione dei ricercatori e per il potenziamento dei Prin.
Tra i sei programmi di intervento previsti all’interno del Programma nazionale del Miur c’è anche l’obiettivo di puntare sul Mezzogiorno e in tal senso “vengono poste in essere azioni prioritarie per il sostegno alla ricerca e innovazione in quest’area del Paese, ponendo in sinergia Programma Operativo Nazionale, Programmi Operativi Regionali e risorse ordinarie”.