Svolta nella vendita dei chip Toshiba. Il gruppo giapponese, che ha scelto di cedere le memorie flash dell’azienda nipponica per ripianare un buco di bilancio monstre da oltre 7 miliardi, ha deciso di affidare l’esclusiva nelle trattative al consorzio formato dal fondo di investimento statunitense Bain Capital, dalla Banca di sviluppo del Giappone e dall’Innovation Network Corporation of Japan, consorzio pubblico-privato partecipato dal governo e da 19 compagnie private. Del gruppo farebbe parte anche la compagnia sud-coreana SK hynix, tra le prime ad accreditarsi fra i pretendenti alla business unit di Toshiba.
L’offerta, secondo le fonti citate dall’agenzia Yonhap, si aggirerebbe sui 17 miliardi di dollari in contanti e sarebbe stata scelta perché “migliore, non solo in termini di prezzo, ma anche come probabilità di gestire bene l’asset, di mantenere i dipendenti e conservare le tecnologie sensibili in Giappone”. Toshiba spera che le discussioni con il consorzio selezionato porteranno ad una via libera al contratto definitivo di vendita nell’assemblea generale degli azionisti i 28 giugno e che l’operazione avrà luogo al più tardi entro marzo 2018. Toshiba deve fare i conti anche con il gruppo Usa Western Digital, che ha presentato preventivamente due azioni legali per bloccare la vendita e con la Borsa di Tokyo, dove rischia il delisting.
Altre grane legali potrebbero arrivare dalle altre pretendenti scartate fra cui rientrano anche Apple e Amazon, che erano scese in campo al fianco di Foxconn offrendo il proprio sostegno finanziario all’operazione. Toshiba ha inoltre annunciato recentemente un piano di ristrutturazione che prevede la separazione delle principali attività (infrastrutture, energia, elettronica e servizi Ict), con l’obiettivo di snellire l’operatività.