I call center ex H3G passano a Comdata. Dopo due giorni di trattative a Roma – Luciano Sale (nella foto sotto), responsabile risorse umane per Wind Tre le ha condotte per la compagnia – è stata raggiunta l’intesa tra Wind Tre, Comdata e sindacati sulla cessione del ramo d’azienda dei call center di Cagliari, Palermo, Roma e Genova, del colosso delle telecomunicazioni, nato da fusione di Wind e H3G. L’intesa riguarda 680 lavoratori, impiegati nel servizio clienti ex H3g. Parte degli oltre 900 lavoratori che facevano parte del call center, infatti, avevano già in precedenza accettato l’esodo incentivato offerto da Wind Tre. Comdata, dunque, provvederà a ricostituire l’organico e, grazie all’accordo con Anpal e le istituzioni, assumerà 120 lavoratori part time (60 equivalenti full time), attingendo al bacino degli ex dipendenti di Almaviva Roma licenziati a dicembre 2016.
A partire dal 5 luglio, secondo quanto si legge nell’intesa, i lavoratori saranno trasferiti da Wind Tre a Comdata senza soluzione di continuità e mantenendo l’anzianità di servizio. Il contratto di cessione del ramo d’azienda, tra le due società, avrà una durata di sette anni. L’intesa siglata dopo una trattativa fiume, impegna Comdata “a garantire la stabilità occupazionale per tutta la durata del contratto di appalto”, e “il mantenimento delle quattro sedi dei call center di Cagliari, Palermo, Genova e Roma”. “Wind – si legge ancora nel verbale – si impegna a sottoscrivere con i lavoratori che ne faranno richiesta un accordo individuale che preveda l’erogazione di un importo lordo pari a 9,5 mensilità a fronte della rinuncia a ogni pretesa del rapporto di lavoro intercorso e accetti la cessione del contratto con effetto dal momento della cessione del ramo d’azienda”. L’accordo sottoscritto prevede un contratto commerciale con attività innovative come la gestione dei canali digitali oltre a quelle tradizionali Stabiliti anche incontri annuali tra le due aziende per monitorare l’andamento dell’accordo e l’attuazione di “un piano formativo” da parte di Comdata, teso a garantire lo sviluppo delle competenze e l’aggiornamento professionale”. L’accordo, adesso, passerà al vaglio dei lavoratori in assemblea.
“Fermo restando – commenta Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl – la contrarietà espressa dalla Fistel Cisl alle politiche di esternalizzazione perché inefficaci e dannose per le aziende che le utilizzano, purtroppo in queste circostanze il sindacato ha il dovere di contrattare per i lavoratori interessati le migliori condizioni economiche e normative per il passaggio alla nuova azienda”.
Nei sette annni di contratto Comdata, spiega Serao, “si impegna a non fare licenziamenti collettivi, garantisce per i lavoratori la continuità del fondo sanitario integrativo, il buono pasto, la territorialità della sede di lavoro, una parte del welfare applicato in Wind Tre relativo alle assenze per malattia bambino, la continuità delle turnazioni senza alcuna modifica e gli stessi orari di lavoro”.
Inoltre Comdata si impegna a trasformare i part time da 4 a 6 ore e a creare nuova occupazione nelle quattro sedi di Palermo, Cagliari, Roma e Genova. La Fistel Cisl “continua a ritenere sbagliata la cessione del call center, ma il sindacato ha svolto il proprio ruolo con il massimo impegno garantendo ai lavoratori le migliori condizioni economiche e normative”.
Intanto i lavoratori di Comdata sono in agitazione. “La società sta mettendo in atto un piano di drastica riduzione del personale attraverso canali non istituzionali, cercando di indurci al licenziamento esasperando le condizioni di lavoro – spiegano gli addetti della sede torinese della Comdata.
I lavoratori, iscritti alla FlmUniti aderente alla Confederazione Unitaria di Base, parlano di “turni spezzati, software destinati al controllo a distanza, aumento dei carichi di lavoro, richiesta di rinunciare a clausole non flessibilità dietro minaccia di trasferimento”, con “intere fette di lavorazione, fiore all’occhiello della nostra sede, prendere il volo verso le sedi estere”. Per i lavoratori in sciopero “il vero obiettivo della società è la progressiva, ma inesorabile sostituzione dell’attuale forza lavoro non impattata dalla deregolamentazione introdotta dal job’s act con una nuova generazione di lavoratori ad alta flessibilità e zero tutela dei diritti”.