ANTITRUST

Google, in arrivo nuova maxi-multa. Android sotto accusa

L’Antitrust europeo nomina una squadra di esperti a sostegno del dossier sul sistema operativo. In ballo l’ipotesi di abuso di posizione dominante nel mercato mobile. La decisione entro fine anno

Pubblicato il 05 Lug 2017

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Altra maxi-tegola in arrivo per Google dopo la multa da 2,4 miliardi comminata dall’Antitrust Ue. Stavolta in ballo c’è la piattaforma Android su cui da oltre un anno pende un’ipotesi di comportamento anticoncorrenziale. I regolatori europei stanno affilando le armi: nominata, stando a Reuters, una squadra di esperti – la chiamano “gli avvocati del diavolo” – con il compito di mettere a punto un nuovo fronte di motivazioni a sostegno delle accuse. Se il team arrivasse alle stesse conclusioni finora elaborate la Commissione Ue si troverebbe in questo modo la strada spianata per prendere finalmente una decisione entro l’anno.

Google bissa il commento già rilasciato a novembre scorso: “Android non ha abusato di posizione dominante né creato danni alla concorrenza – fa nuovamente sapere l’azienda -. Anzi, ha favorito il mercato di app e smartphone, in termini di sviluppo e aumento della qualità, e le accuse di chiusura ed esclusività non sono fondate e si basano su un approccio pericoloso. È questo il senso della terza risposta inviata alla Commissione Europea da Google, finita nel mirino dell’Antitrust Ue per il funzionamento e la struttura del suo sistema operativo mobile e open source.

Risale all’aprile scorso l’accusa contro Google, da parte della Commissione, di abuso di posizione dominante nel mercato del mobile. La denuncia partiva da FairSearch, “storico” gruppo di lobby iniziailmente fondato da search engine del travel come Kayak, Expedia, TripAdvisor, cui si sono aggiunti Microsoft, Nokia, Oracle.

Tra i punti sotto accusa il fatto che BigG chieda ai produttori di smartphone e tablet che vogliono usare Android di preinstallare l’app di ricerca Google Search e il browser, sempre di Google, Chrome. Non solo: nel momento in cui un produttore sceglie sistema operativo e negozio digitale di Google gli viene chiesto di firmare un “Anti-fragmentation Agreement” che lo obbliga a non vendere prodotti che montano un fork di Android, ossia una copia dell’originale che gli sviluppatori, essendo Android open source, possono creare. Infine, l’Antitrust europea contesta anche che Google abbia elargito “significativi incentivi finanziari” ad alcuni dei principali produttori di smartphone al mondo e agli operatori mobili alla condizione che preinstallassero Google Search e altri servizi.

“Nei prossimi mesi prenderemo una decisione”, aveva annunciato a maggio Tommaso Valletti, chief economist della Concorrenza in occasione di una conferenza organizzata dall’Università di Oxford.

L’assalto a Google da parte dell’authority Ue per la competizione, che ha multato la compagnia per 2,7 miliardi di dollari, rischia però questa volta di essere ancora più duro dato l’enorme potenziale di crescita della piattaforma mobile.

Nessun commento dalla Commissione e da Google.

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