Google due volte alla ribalta: sotto accusa negli Usa, sugli scudi sul fronte fisco per averla spuntata nella battaglia in tribunale in Francia.
Sul primo fronte l’azienda è nel mirino per gli stretti con le università: troppo stretti. Il search engine viene accusato di aver pagato ricercatori e professori di università Usa e europee – si parla di compensi fra i 5 e i 400mila dollari – per elaborare studi a sostegno delle proprie strategie politiche su temi caldi come antitrust e privacy.
Le accuse sono contenute nel rapporto stilato dall’associazione no profit Campaign for Accountability un advocavy group americano. Lo studio, 329 documenti, denuncia che fra il 2005 e il 2017 l’azienda californiana ha finanziato spesso in modo sotterraneo studi a supporto delle proprie politiche in controversie con le authority di controllo.
Il rapporto include anche email da professori che mettono in luce i modi in cui Google ha cercato di influenzare i paper. Viene citato per esempio il professore Daniel Sokol autore di un documento accademico basato sulla tesi dell’assoluta legalità del sistema Google nella gestione dei dati degli utenti. Nonostante Google abbia negato il “finanziamento”, il Wall Street Journal ha prodotto una serie di email in cui il professore chiedeva soldi per il lavoro svolto. Fra gli altri accademici citati, Paul Heald (University of Illinois) autore di uno studio sul copyright che gli avrebbe fruttato 18mila dollari, e Maurizio Borghi (University of Bournemouthe, UK) per uno studio del 2014 che avrebbe ricevuto 30mila dollari di finanziamento.
Google ha replicato duramente all’associazione dichiarando che le accuse sono basate su documenti “fuorvianti” e contrattaccando: l’associazione, dice l’azienda, non ha rivelato chi c’è dietro la propria campagna. Viene fra gli altri accusata Oracle di star gestendo una campagna di lobby contro Google stessa. La replica di Oracle: “Non abbiamo niente a che fare con la relazione”.
Fronte fisco: Google ha vinto nella battaglia in tribunale contro il Fisco di Parigi, che contestava a Mountain View il mancato pagamento di tasse per 1,115 miliardi di euro nel periodo 2005-2010. Tema centrale quello intorno a cui ruotano altri contenziosi aperti in tutta Europa contro le multinazionali americane: l’utilizzo del “Double Irish”, il meccanismo che consentiva di non pagare le tasse nei Paesi dove viene prodotto il fatturato, ma in Irlanda, dove le aliquote fiscali sono più basse.
Il Tribunale amministrativo di Parigi ha dato ragione a Mountain View, cancellando così la pretesa del Fisco. L’annullamento della procedura di recupero fiscale non è stata accolta in modo favorevole dal governo francese, che ha già annunciato ricorso in appello.