Ieri era prevista una audizione importante in Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Molti i temi sul tappeto a partire dal caso Fazio tutt’altro che chiuso con il deputato Pd Anzaldi che continua a martellare come un tamburo sulla questione del compenso al presentatore. Inoltre, il nuovo Dg Mario Orfeo avrebbe dovuto riferire anzitutto sul piano news e poi i parlamentari si attendevano anche una prima informativa sulla bozza del nuovo contratto di servizio. Su questo tema, in particolare, tra i commissari c’è aspettativa dopo che lo stesso sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, aveva dichiarato che “entro la pausa estiva, o subito dopo, sarà definito un primo testo di lavoro sul quale anche la Vigilanza potrà fare la sua parte”.
La scommessa è strategica: il nuovo contratto dovrebbe segnare le linee guida di azione del servizio pubblico radiotelevisivo per i prossimi anni ed ogni ritardo inevitabilmente danneggia l’azienda. Ne abbiamo già scritto in un precedente articolo: il nodo centrale è costituito dall’equilibrio tra risorse ed impegni. La nuova Convenzione ha, di fatto, esteso il perimetro degli obblighi e ristretto il budget su cui contare. Inoltre, ha introdotto un principio di verifica annuale dei conti che contribuisce ulteriormente a complicare una corretta pianificazione industriale.
Ci sono molte aree critiche dove il nuovo contratto di servizio è chiamato a dare chiare indicazioni. Ne abbiamo parlato con una autorevole fonte di Viale Mazzini. Anzitutto, ci dice, è ora di fare luce definitiva su un concetto fondamentale: il canone previsto dalla Concessione e riscosso in bolletta, è dovuto per il possesso di un apparato atto alla ricezione del segnale radiotelevisivo ed i suoi proventi non vengono automaticamente ripartiti tutti alla Rai. “E’ un errore far credere all’opinione pubblica che si tratta di un “canone Rai” in cambio del quale ci si attendono determinate prestazioni o servizi e, da questo punto di vista, la riflessione in corso su questo nuovo Contratto di servizio non fa chiarezza”.
Il ragionamento si estende ad ambiti tecnologici come, ad esempio, l’impegno richiesto a garantire la copertura del 100% del territorio che richiederebbe ingenti risorse per essere attuato, come pure sulla delicatissima questione della capacità trasmissiva che per Rai continua ad essere significativamente bassa rispetto alla necessità di garantire che ogni servizio, ogni contenuto, nuovo o esistente, debba essere pensato per il prossimo futuro in un’ottica diversa da quella attuale.
Comunque, la speranza di leggere qualcosa in proposito per il momento è rinviata. Orfeo, sembra, si è molto dedicato all’argomento e sperava di poterlo usare a suo vantaggio non foss’altro per distogliere l’attenzione da altre grane sempre in agguato.
L’audizione è stata rinviata ed ora è verosimile che se ne possa riparlare con il fresco di settembre quando, forse, qualche turbolenza potrebbe essere placata. Si tratta comunque del terzo rinvio e non è affatto chiaro a cosa è dovuto. All’uscita di San Macuto qualcuno ha giustificato il rinvio con il dibattito in corso sul tema dei vitalizi ai parlamentari. Altri, forse più maligni, hanno ipotizzato che per il vertice Rai tutto sommato è meglio rinviare piuttosto che alimentare una tensione non facile da gestire. Orfeo è insediato da poco più di un mese ed è ragionevole pensare che ancora non sia in grado di padroneggiare una macchina complessa e, per molti aspetti, danneggiata dalla precedente gestione (vedi, appunto, il Contratto di servizio dove in tanti mesi di gestione di Campo Dall’Orto non si aveva notizia del suo interesse).
Oggi è previsto un importante Consiglio di amministrazione Rai dove, tra l’altro ci sono in ballo riassetti organizzativi non di poco conto. Anzitutto si dovrebbe procedere alla nomina del nuovo Cfo (si parla con insistenza di Giuseppe Pasciucco) dopo che la direzione è rimasta libera con le dimissioni di Raffaele Agrusti. Questa nomina potrebbe riaprire un dossier delicato: la presidenza di Rai Way che in passato è stata proprio assegnata al Cfo Rai (prima Rossotto e poi lo stesso Agrusti). Una sentenza dei giorni scorsi del Gip di Milano potrebbe aver riaperto la partita delle torri di trasmissione che certamente non potrebbe essere giocata da una società quotata del Gruppo Rai presieduta da un esterno. Ci risulta poi che anche alle Risorse Umane, da poco dirette da Flussi (subentrato a Galletti, già della squadra di Campo Dall’Orto), si potrebbe operare un salto rilevante con il passaggio del suo ruolo a Chro.
E, a proposito di squadra che cambia, nei giorni scorsi si è dimessa Daria Bignardi dalla direzione di Rai Tre e si dovrebbe procedere alla nomina del suo sostituto.
Rimangono aperte altre aree dove Orfeo potrebbe intervenire per definire una sua squadra più modellata sui suoi orientamenti di gestione (lo Staff, dove si mormora che Rossi sia con le valigie ai piedi e poi gli Affari Legali e le Relazioni Esterne, tutte posizioni occupate dai fedelissimi di Campo Dall’Orto). Infine, rimane scoperta la posizione del Cto, dopo l’uscita di Zingarelli, mentre si “libera” quella del CSO dopo l’annuncio di ieri della conclusione del rapporto (dal 31 luglio) con Genseric Cantournet.
Infine, per quanto riguarda ancora Rai Way, domani è previsto il Cda per i conti semestrali: non ci si attende nulla di nuovo. La scorsa settimana è avvenuta la solita manovrina di alchimia finanziaria sul titolo fondata sulle prospettive di avvio del polo delle torri che, concretamente e nonostante la sentenza di Milano, non sembra avere alcun fondamento nel medio lungo periodo vista sia la contingenza politica economica, sia quella degli intendimenti dei rispettivi soggetti in campo. Ieri si è svolto il Cda di Ei Towers e, in proposito, ancora una volta, nulla di nuovo: “Vorremmo ma non possiamo” ha dichiarato l’Ad Barbieri. Men che meno a Via Teulada dove ci si accontenta di presentare un buon bilancio e vivere di rendita di un contratto di servizio con Rai che, almeno quello, non è in discussione. Per il resto, calma piatta.