INDUSTRIA

Charlottesville, l’hi-tech si smarca da Trump

Dimissioni a catena dal Manifacturing Council voluto dal presidente Usa. Dopo Intel è la volta di PayPal a prendere le distanze. Ma la Casa Bianca non molla: “Tutti sostituibili”

Pubblicato il 16 Ago 2017

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Reazioni a catena nel mondo hi-tech Usa dopo la nuova presa di posizione di Donald Trump sull’attacco dei suprematisti bianchi a Charlottesville. Le dimissioni di Kenneth Frazier ceo di Merck dal Manifacturing Council voluto dal presidente Usa hanno provocato a seguire quelle di Brian Krzanich a capo di Intel, mentre è di ieri il comunicato in cui PayPal smentisce che i suoi servizi siano utilizzati dagli organizzatori di Charlottesville per raccogliere fondi.

A pochi giorni dall’attacco la luna di miele tra Trump e il mondo dell’imprenditoria Usa sembra sul viale del tramonto. Oltre a Merck e Intel altre aziende hanno lasciato la loro poltrona dal Comitato giudicando inadeguata la sua reazione di fronte alle violenze dei suprematisti bianchi. Gia a giugno Elon Musk aveva abbandonato il Comitato dopo la decisione di Trump di non aderire all’accordo di Parigi sul clima. Dimissioni e parole di crtitica stanno evidenziando come per molte top company un’eventuale associazione del proprio brand alla politica di Trump stia diventando un peso.

Anche i vertici del partito repubblicano hanno accusato Trump di “ambiguità morale” per aver giudicato “entrambe le parti” responsabili degli scontri di Charlottesville.

Scott Paul, presidente dell’Alleanza per l’industria Usa ha commentato le uscite su Twitter sostenendo che i dimissionari “hanno fatto la cosa giusta”. Indignazione anche nel mondo sindacale, dove Richard Trumka, numero uno dell’AFL-CIO, anch’egli tra i consiglieri di Trump per l’industria, ha detto: “Sospetto che anche altri capitani d’industria avrebbero voluto protestare, ma si sono frenati”. Nei mesi scorsi il mondo dell’imprenditoria Usa si era largamente schierato contro il decreto di Trump sull’immigrazione.

Il Ceo di Apple, dal canto suo, aveva scritto sul sito di microblogging che “abbiamo visto il terrore di bianchi suprematisti e la violenza razzista in passato. E’ una questione morale, un affronto all’America. Dobbiamo tutti unirci contro di loro”. Condanna della violenza anche dal Ceo di Dow Chemical mentre il portavoce di General Electric ha detto che la conglomerata “non ha tolleranza per l’odio, l’intolleranza o il razzismo e condanniamo con forza l’estremismo violento”.

“I leader americani devono condannare le espressioni di odio, intolleranza e supremazia, che vanno contro gli ideali americani secondo cui le persone sono state create uguali”, aveva detto Frazier in una nota. Donald Trump ha risposto su Twitter: “Tutti sono sostituibili”.

D’altra parte il presidente Usa ha messo da tempo nel mirino Amazon, accusata di danneggiare l’economia interna. “Amazon sta facendo un grande danno a tutti i piccoli commercianti che pagano le tasse. Paesi, città e Stati di tutti gli Stati Uniti sono stati danneggiati, molti posti di lavoro sono stati persi” ha scritto in un tweet. Un attacco in realtà da inscrivere nel braccio di ferro fra Trum e il Washington Post, di proprietà dello stesso Jeff Bezos che guida anche il gruppo di e-commerce.

I gruppi della destra estrema sono da tempo in contrasto con la Silicon Valley, accusata di chiudere loro le porte. Dopo il licenziamento di James Damore, l’ingegnere di Google autore di un manifesto sessista, sui siti di destra si è scatenata un’ondata di accuse contro il gigante della ricerca online, accusato di essere vittima ancora una volta della filosofia liberale della “correttezza politica”, definita “impazzita”. Sul social estremista 4chan, gli utenti hanno lanciato il boicottaggio dei servizi di Google. Su molte piattaforme aziende come Airbnb, PayPal, Facebook, Twitter vengono accesate di censurare il pensiero di destra. Lamentele come queste, scrive il New York Times, fino a poco tempo sarebbero finite presto nel dimenticatoio, “ma nell’era di Trump, i guerrieri online della destra hanno ridefinito le loro strategie e guadagnato influenza in politica; a tal punto da mettere la Silicon Valley in una posizione scomoda”. Le tensioni, ricorda ancora il giornale, hanno avuto il loro picco in primavera, quando PayPal prese la decisione di limitare gli account di alcune figure prominenti dell’alt-right. Della settimana scorsa la decisione di Airbnb di cancellare le prenotazioni di un gruppo di affiliati al sito internet suprematista, The Daily Stormer, che cercavano alloggio a Charlottesville. Nel tentativo di aggirare “la censura” della Silicon Valley, la destra estrema ha dato vita a servizi alternativi. Il più recente è Hatreon, sito di crowdfunding che si pone come una piattaforma competizione con Patreon. Queste, scrive il New York Times, sono ancora piccole realtà per poter spaventare la Silicon Valley, ma mettono le basi per la creazione un giorno di un internet di destra alternativo.

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