IL CASO

Telecom, Calenda: “Golden power, Palazzo Chigi al lavoro”

Il ministro dello Sviluppo economico: “Non incontrerò i vertici della società a breve, ma avranno tutto lo spazio per fare le loro controdeduzioni. Vogliamo solamente che siano rispettate le regole”. Intanto Vivendi è impegnata a mettere a punto il dossier Mediaset

Pubblicato il 22 Ago 2017

L’istruttoria per capire se sia possibile applicare la “golden power” su Telecom, avviata dal Governo e affidata il 31 luglio al gruppo di coordinamento della Presidenza del consiglio dei ministri, procede secondo i tempi previsti. A tornare sull’argomento è stato, a margine del Meeting di Rimini, Carlo Calenda, ministro per lo Sviluppo economico, sottolineando che non ha in programma, almeno “a breve”, di incontrare i vertici dell’operatore. “Per il momento la palla è al comitato sulla golden power che sta facendo tutte le verifiche – afferma il ministro – Telecom avrà ovviamente tutto lo spazio per fare le sue controdeduzioni”. “Noi vogliamo solamente che siano rispettate le regole – conclude Calenda – e da questo punto di vista noi riteniamo che Telecom avrebbe dovuto notificare il suo controllo e coordinamento, quindi era mio dovere segnalare questa cosa al comitato competente”.

Nei giorni scorsi Vivendi, che di Telecom è il socio di maggioranza, aveva sottolineato in una nota diffusa dal socio francese di Tim su richiesta della Consob tramite l’omologa francese Autorité des Marchés Financiers (Amf) “di non esercitare alcun controllo di fatto su Telecom Italia. La partecipazione detenuta in Telecom Italia, infatti – affermavano i francesi – non è sufficiente a determinare alcuno stabile esercizio di una influenza dominante sulle assemblee dei soci di Telecom Italia”.

La questione sembra in ogni caso destinata a chiarirsi definitivamente dopo la pausa estiva, quando saranno rese note le conclusioni del gruppo di coordinamento. Intanto, oltre al dossier Telecom, Vivendi è attiva su un altro fronte caldo in Italia, quello che coinvolge la sua controllata Canal+ e Mediaset. Una volta andata in stallo e finita tra le carte bollate la fusione tra la Pay Tv francese e Mediaset Premium, settembre potrebbe essere il mese giusto, per il gruppo di Vincent Bollorè, per mettere di nuovo le carte in tavola e trovare una soluzione. Attualmente i francesi hanno il 28,8% di Mediaset, mentre la famiglia Berlusconi ha blindato la sua posizione con il 41,1% del capitale dell’azienda. Una delle scadenze importanti per Vivendi è quella del prossimo consiglio d’amministrazione di Mediaset, previsto per il 26 settembre con l’approvazione dei conti semestrali. Entro quella data dovrà essere chiaro quale potrà essere il futuro di Mediaset Premium, e se ci sia effettivamente spazio per il progetto di “polo multimediale” di cui tanto si è parlato con i francesi dai tempi del naufragio del merger tra la pay tv transalpina e quella italiana.

Il nodo da sciogliere per capire quale potrà essere il futuro di Vivendi in Italia, e di conseguenza quello di Telecom da una parte e Mediaset dall’altra, rimane per il momento legato al destino della rete Telecom. Se si arrivasse, come da più parti si è ipotizzato negli ultimi tempi, a uno scorporo e una convergenza con Open Fiber, i capitali liberati dall’operazione potrebbero essere investiti nella creazione di un polo per i contenuti che coinvolgerebbe Italia, spagna e Francia, proponendosi come antagonista in Europa di Sky nel settore della Tv a pagamento. Forte magari del pacchetto dei diritti televisivi per la serie A di calcio per i quali a questo punto Premium, con il nuovo presidente Adriano Galliani, sembra intenzionata a concorrere nell’asta d’autunno per il triennio 2018-2021, dopo la gara andata deserta all’inizio dell’estate. In una nuova realtà in cui Fininvest manterrebbe una quota societaria importante, magari tra il 15 e il 20% del capitale

l Governo ha avviato un’istruttoria per capire se sia possibile applicare la “golden power” su Telecom. Ad annunciarlo è un comunicato pubblicato sul sito di palazzo Chigi: “La Presidenza del Consiglio dei ministri – recita – ha ricevuto una nota, datata 31 luglio, nella quale il Ministro dello Sviluppo economico ha sollecitato una pronta istruttoria da parte del gruppo di coordinamento all’interno della Presidenza del Consiglio di cui al Dpr 19 febbraio 2014, n. 35 e al Dpr 25 marzo 2014, n. 86, al fine di valutare la sussistenza di obblighi di notifica e, più in generale, l’applicazione del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, in relazione al comunicato stampa del 27 luglio u.s. di Tim SpA“.

“Nel comunicato in questione – ricorda Palazzo Chigi – erano state rese note, inter alia, alcune tematiche di corporate governance affrontate dal Consiglio di amministrazione di Tim e, in particolare, la presa d’atto dell’inizio dell’attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi Sa“.

La vicenda, secondo Carlo Calenda, “Non ha nulla a che fare con la questione Fincantieri”. “Facciamo quello che il governo deve fare – dice il ministro dello Sviluppo economico rispondendo alle domande dei cronisti a Montecitorio – applichiamo con intransigenza regole che esistono. Abbiamo chiesto a palazzo Chigi di verificare se esistono obblighi di notifica” rispetto all’inizio dell’attività di direzione e coordinamento di Vivendi su Tim.

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