La Grecia comincia a vendere i suoi asset per rimpinguare –
almeno in parte – le deficitarie casse dello Stato: è stata resa
ufficiale la cessione di una quota del 10% nell’operatore
Hellenic Telecommunications Organization, noto come Ote, alla
tedesca Deutsche Telekom per circa 400 milioni di euro. Con questa
acquisizione Dt sale al 40%, mentre il governo greco resta con un
10% di Ote.
Si tratta di una goccia nel mare del debito pubblico greco, che
ammonta a 330 miliardi di euro, nota oggi il New York Times, ma
Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio d’amministrazione della
Banca centrale europea, ha ricordato che Atene possiede un vasto
patrimonio di asset che può vendere, per un valore di 300 miliardi
di euro, e che quindi la bancarotta del governo greco non è
plausibile. “La Grecia farà fede ai suoi impegni con i
creditori”, ha dichiarato Bini Smaghi.
Se il governo greco non deve, in apparenza, temere, forse
nell’immediato dovranno preoccuparsi invece i dipendenti di Ote,
che secondo quanto scrive oggi Bloomberg, potrebbero vedersi
decurtato lo stipendio dopo l’acquisizione della quota di
maggioranza da parte di Deutsche Telekom. Il Ceo Rene Obermann, che
ha convinto i suoi lavoratori in Germania nel 2007 ad accettare
salari ridotti, potrebbe essere portato ad adottare una strategia
simile in Grecia, scrive l’agenzia di stampa, per rimettere in
carreggiata l'operatore greco che ha subito un netto declino
del fatturato.
Obermann potrebbe anche spingere per ottenere dei cambiamenti nelle
leggi che regolano il mercato del lavoro in Grecia e degli
incentivi per gli investimenti nel mobile e nella banda larga.
“Trattare su una riduzione dei salari potrebbe aiutare le
performance operative di Ote”, commenta Guy Peddy, analista della
Macquarie Securities a Londra. “Licenziare è molto difficile,
Ote ci ha provato in passato, senza riuscirci”.