L'EDITORIALE

Iliad scalda i motori. E’ attesa per le mosse di Vodafone

Il numero uno Aldo Bisio aveva annunciato una decisione “a cavallo dell’estate” in merito all’eventualità di battezzare un brand low cost alla stregua di Kena (Tim). Ma al momento tutto tace. Nel frattempo la società di Xavier Niel affila le armi

Pubblicato il 06 Set 2017

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“La decisione sarà presa a cavallo dell’estate”. Aveva detto così Aldo Bisio in riferimento all’eventualità per Vodafone Italia, di battezzare un proprio brand low cost in vista dello sbarco di Iliad, atteso per fine anno-inizi 2018 e anche per “ribattere” alla mossa di Tim che a marzo scorso ha lanciato Kena, l’operatore che propone offerte voce-internet a prezzi super convenienti.

L’estate non è ancora finita, ma insomma siamo agli sgoccioli e Vodafone Italia non ha ancora preso una decisione in merito. Forse che l’azienda capitanata da Bisio stia cercando di capire come muoversi per non “replicare” offerte e quindi per non lasciare che l’operazione si traduca in un mero affaire di marketing, così tanto per esserci? Quanto vale il mercato low cost? Quali e quanti clienti ci sono in ballo? “Allo studio ci sono molte opzioni – aveva detto Bisio -. C’è già in atto una guerra nei prezzi in un mercato molto competitivo”, a far intendere, appunto, che è necessario trovare una chiave. ma cosa sta facendo Vodafone negli altri Paesi? I mercati non sono esattamente comparabili l’uno con l’altro ma nemmeno poi così distanti fra loro. Per stare alle notizie di cronaca in Uk è stato annunciato il taglio del nastro di Voxi mobile una sorta di “sub-brand” dedicato specificamente ai giovani fra i 16 ed i 24 anni, considerati i maggiori consumatori di dati. L’obiettivo, in questo caso, è fare concorrenza a Three e O2 su un segmento di mercato ben preciso, dunque.

In Italia la questione è ben altra, ma sempre di concorrenza si tratta e la concorrenza si concretizza in numero di clienti e prezzo delle offerte. L’obiettivo per Vodafone Italia, come per Wind Tre e Tim è contrastare l’avanzata di Iliad ed evitare che si inneschi una pericolosa guerra dei prezzi, ancor più aspra di quella che ha già fatto crollare le tariffe – la voce è oramai una commodity – e che ha scatenato le offerte in bundle.

In ballo ora ci sono i dati: potranno gli operatori permettersi di offrire sempre più Giga gratis senza che ciò non impatti in maniera pesante sull’Arpu e quindi sui conti? Come faranno le telco a recuperare i soldi persi considerato anche l’impatto del roaming zero in Europa? È evidente che non siano causali le offerte a 28 giorni che hanno già scatenato l’ira di consumatori e del regolatore (Agcom) e nemmeno i rincari sugli abbonamenti – pacchetti il cui costo lievita improvvisamente di 1-2 euro – che hanno scatenato altrettante polemiche. Ma i soldi da qualche parte bisognerà pur prenderli. Business is business. Iliad inoltre è un concorrente da non prendere sotto gamba: il fatturato nel mobile ha superato la soglia di 1 miliardo di euro. E la crescita dell’Ebitda si deve a una sempre maggiore quota di traffico sulle reti proprie e al miglioramento del mix abbonati. Quali abbonati, appunto, la società che fa capo a Xavier Niel riuscirà a sfilare ai tre operatori “storici”? Anche nel nostro Paese, dopo quella sui prezzi, partirà la guerra delle “nicchie”?

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