I forti rialzi di bitcoin potrebbero portare la valuta digitale al valore esorbitante di 250.000 dollari, contro gli attuali 4.600 circa, nel corso dei prossimi dieci anni. Questo farebbe volare la capitalizzazione del mercato di bitcoin a 5.000 miliardi nello stesso arco temporale. A prevederlo Aaron Lasher, cofondatore di Breawallet, secondo cui, però, il rischio di bolla è dietro l’angolo.
“Posseggo bitcoin da lungo tempo e sono felice dei recenti movimenti del prezzo (ha toccato il record di 4.911,80 dollari, con una market cap di 72,42 miliardi, e sale più del 300% da inizio anno), ma sono consapevole del fatto che il mercato rialzista sarà probabilmente seguito da una fase ribassista abbastanza drastica”, ha detto a MarketWatch. Secondo Lasher, “esiste assolutamente una bolla delle valute digitali”, ma “non necessariamente è una cosa negativa”.
Anche secondo Robert Shiller, professore di economia di Yale e premio Nobel per il suo lavoro, “il migliore esempio di bolla è attualmente bitcoin”. Secondo l’economista, come ha spiegato in un’intervista a Quartz, l’alone di mistero che circonda la valuta digitale contribuisce al suo successo: “L’inventore non è mai stato identificato e la sua brillante idea del criptaggio e del blockchain alimenta la convinzione che sia così potente da non potere essere fermato neppure dai governi”, ha detto parlando anche della scarsa regolamentazione di bitcoin.
Intanto la Cina ha messo al bando le offerte iniziali con monete virtuali. La Banca Centrale cinese dichiara illegali le Ico, initial coin offering, per raccogliere fondi. E ha ordinato di fermare tutte le attività di raccolta. “Le piattaforme di trading non possono convertire i bitcoin in valuta ufficiale”, ha spiegato la Banca centrale.
Le Ico funzionano come le classiche Ipo, con la differenza che l’investitore, invece di avere una quota della società che si colloca, va a detenere un determinato quantitativo di moneta virtuale “coniata” dallo stesso emittente che incassa il contante al servizio del finanziamento delle proprie attività. Un fenomeno che, soltanto nell’anno in corso, ha garantito la robusta raccolta di risorse pari a 1,6 miliardi di dollari. Lo schema è diventato sempre più popolare tra le startup: gli esperti, nonostante il blocco deciso dalla Banca centrale cinese, ritengono sia destinato a cadere prima o poi, almeno di fatto.
La decisione della Cina ha fatto crollare nei giorni scorsi il valore del Bitcoin del 7,2%, attestandosi a 4.530,73 dollari.
Per Valeria Portale, direttore del Tavolo di lavoro su Blockchain & Distributed Ledger degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, la caduta del valore dei Bitcoin era da attendersi dopo la costante crescita degli ultimi mesi: le fluttuazioni sono normali per una moneta virtuale, certamente anche per effetto della speculazione. “Ma niente allarmismi eccessivi – avvisa l’esperta – E’ presto per parlare di ‘crollo’ e di ‘fine della bolla’, le oscillazioni continueranno anche nei prossimi mesi”.
“Questa estate è stata costellata da numerose notizie di crescita del Bitcoin – rileva Portale – La rapida crescita degli ultimi tre mesi aveva portato il bitcoin a più che raddoppiare il suo valore: dai 1.400 euro di 4 mesi fa ai 3.900 euro di oggi, superando anche quota 4.100 euro. Ma negli ultimi giorni ha registrato una battuta di arresto con una perdita del 10% del suo valore: da 4.170 euro dell’1 settembre a 3.760 euro del 4 settembre, per poi lentamente risalire. Una battuta di arresto ancora più forte nel mercato americano in cui è passata da 5.000 dollari a 4.000 dollari perdendo il 20%. In questi giorni anche le altre cryptocurrency hanno perso valore”.
“La motivazione – prosegue Valeria Portale – questa volta è imputabile a una decisione della Banca Centrale cinese, che ha dichiarato illegale l’offerta iniziale di bitcoin (Ico, initial coin offering) per raccogliere fondi e ordinato di fermare tutte le attività di raccolta. I regolatori di tutto il mondo da quando è nata la moneta l’hanno guardata con particolare sospetto e seppure vi sia qualche periodica apertura, vige un profonda preoccupazione e attenzione per la difficoltà di regolare l’irregolabile”.