Anche in Italia ci si inizia ad adeguare al nuovo protocollo
internet IPv6 che andrà a sostituire quello vecchio IPv4, il cui
numero di indirizzi Web disponibili è ormai esaurito. Lo afferma
Marco Sommani del Cnr di Pisa, presidente
dell'IPv6 Forum Italia, nel giorno in cui il mondo celebra
l'Ipv6 Day per sensibilizzare su questo argomento: da
mezzanotte e per 24 ore i principali siti del mondo sposteranno le
loro piattaforme su IPv6, facendo in modo di veicolare il traffico
sul nuovo protocollo. Tra i big del Web che hanno aderito
all'iniziativa spiccano Google, Facebook e Yahoo!.
“Finalmente anche i provider italiani hanno preso coscienza di
ciò che devono fare – spiega Sommani -. Siamo ancora indietro
nella pratica ma il cambiamento di atteggiamento è
importante'.
La disponibilità dei vecchi indirizzi numerici a 9 cifre
dovrebbero terminare entro il 2011, mentre con il nuovo protocollo
a 24 fra cifre e lettere, che permette combinazioni praticamente
infinite, ancora stenta a decollare in molti Paesi tra cui il
nostro. Entro qualche anno potrebbero esserci le prime difficoltà
per chi non si adegua. “I due protocolli marceranno insieme
ancora per molti anni – rassicura Sommani – potrebbe succedere
però che vengano sviluppate delle nuove applicazioni basate solo
sull'IPv6, ad esempio per i grandi giochi in rete, che
ovviamente sarebbero precluse a chi ha abilitata solo la vecchia
versione”.
Per chi vuole capire se il proprio computer “parla” già la
nuova lingua, in Rete sono disponibili alcuni test, come quello
della Internet Society all'indirizzo http://test-ipv6.com/.
Windows Vista e Windows 7, così come le ultime versioni dei
sistemi operativi Apple, hanno l'Ipv6 già abilitato di default
mentre su Windows XP è necessario attivarlo con una semplice
procedura.
In vista della migrazione aziende e centri studi mettono in campo
le proprie competenze a supporto degli utenti. È il caso di
Compuware che, proprio oggi, rilascia il primo
test gratuito per analizzare le performance dei siti.
Il Gomez IPv6 Website Performance Comparison Test permette alle
imprese di mettere a confronto la velocità delle applicazioni
basate sui protocolli IPv4 e ora IPv6: è sufficiente che
l’utente inserisca le Url per i siti abilitati al protocollo IPv4
e IPv6, perché si generi una chart “a cascata” che confronta i
tempi di risposta dei siti e mostra uno screen capture delle pagine
IPv6 e IPv4, così come vengono viste dai browser.
Garr (Gruppo per l'Armonizzazione delle Reti
della Ricerca) invece mette a disposizione degli ateneu aderenti al
network un corso erogato in autoapprendimento con l’obiettivo di
far acquisire le competenze tecniche per l’implementazione del
protocollo IPv6 attraverso la configurazione dell’infrastruttura
di rete e dei servizi essenziali (Web, posta e Dns e
terminali).
Sull’impatto che la migrazione avrà sugli Isp si sofferma
Melvyn Wray, Senior Vp of product marketing Emea
di Allied Telesis. “Gli Internet Service Provider sentiranno il
peso maggiore della migrazione all’IPv6 – sottolinea – Quelli
che si attrezzeranno per primi con la tecnologia IPv6 verranno
percepiti come innovatori. Gli Isp cercheranno di differenziarsi
aiutando i propri utenti durante la transizione ed attiveranno
offerte di servizio dedicate alla giornata di oggi. Le grandi
organizzazioni, dove la sicurezza è il problema principale in
quanto le connessioni remote sono molte, otterranno benefici
immediati migrando alla nuova tecnologia IPv6, anche se dovranno
affrontare una serie di scommesse: imparare velocemente lo sviluppo
della tecnologia e le nuove configurazioni di rete IPv6 richieste
dai dispositivi”. Detto questo non si possono negare i benefici
che una una rete IPv6 porta con sé, in particolare la sicurezza
intrinseca ed avanzata. L’Ipsec (standard di sicurezza per reti
IPv4) è già incluso, non è necessario perciò nessun modulo
aggiuntivo, ed ogni nuovo dispositivo aggiunto alla rete è
protetto dietro al firewall e non richiede di essere tradotto.
Anche Joe Sarno Regional Sales Vp di Fortinet
rimarca che le minacce basate sulla rete, come esistono oggi, si
propagheranno con molta con l’IPv6. “Effettivamente la
propagazione si basa sulla generazione casuale di indirizzi IP –
puntualizza Sarno – Con IPv6 la possibilità di generare indirizzi
assegnati a caso è praticamente nulla. Gli hacker dovranno
adattare il malware basato sulla rete per renderlo efficace nel
nuovo panorama degli indirizzi fornito dal protocollo IPv6”. Ma
c’è un “però” che a Sarno preme ricordare e che non va
sottovalutato.
“Le minacce basate sulla rete sono lontane dal rappresentare la
maggioranza del malware e la transizione del protocollo non ha
effetti su tutti gli altri tipi di minacce Internet: quelle che
operano a livello layer delle applicazioni, come worm che si
diffondono con email, virus e bot; o quelli che colpiscono il
contenuto, come i malware che colpiscono via YouTube, Facebook;
quelle minacce, che corrispondono alla maggioranza del malware di
oggi, funzioneranno allo stesso modo e avranno la stessa capacità
di compromettere il sistema, rubare dati, trasformare i dispositivi
in bot”.
In conclusione nemmeno l’IPv6 impedirà al cybercrime di
continuare a crescere a un livello esponenziale, con attacchi che
saranno sempre più sofisticati e di natura mista. Sarà perciò
fondamentale per le imprese attrezzarsi con una prima linea di
difesa efficace implementando soluzioni di sicurezza
multi-threat.
Infoblox spinge sulgi strumenti. La società ha
rilasciato il gateway Dns64 che protegge gli investimenti
realizzati su "isole" IPv4, pur semplificando e
automatizzando la gestione di ambienti di rete misti e la
transizione a IPv6.