Il Bitcoin crolla anche del 20% sulle principali piattaforme di scambio internazionali. A cadere sono anche tutte le altre criptovalute, da Ethereum a Ripple. Il Bitcoin, la valuta più popolare di questo nuovo mondo dei pagamenti, perde fino a 1.500 dollari, dopo i picchi che l’avevano portata sopra i 5mila dollari, appena due settimane fa.
A provocare la forte discesa sono le notizie in arrivo dalla Cina, uno dei mercati principali per i nuovi soldi di Internet. Secondo quanto diffuso da media autorevoli come “China Business News”, sarebbe arrivata una nuova stretta sul Bitcoin: le autorità di Pechino, dopo aver messo un freno alla quotazione sul mercato di nuove monete elettroniche, avrebbero ora imposto anche il blocco degli scambi sulle borse dedicate a questo nuovo fenomeno. Lo stop ha colpito BTC China che ha deciso di chiudere le sue attività sulla criptovaluta. Si tratta di una delle maggiori piazze in Cina per questo tipo di scambi.
Le criptovalute hanno preso piede negli ultimi anni soprattutto in Cina. Ad attirare è sicuramente l’anonimità che garantiscono le criptovalute. Le transazioni non avvengono in chiaro e il possesso non è tracciato. I punti di domanda però sono molti. Le voci critiche parlano di nuova bolla speculativa, sulla linea di quella delle dotcom di inizio anni 2000. La febbre continua a salire. L’attenzione è così alta che nel settore continuano ad affluire miliardi di dollari.
Nei giorni scorsi contro il Bitcoin era sceso in campo anche il ceo di JP Morgan. James Dimon l’ha definita una “frode”, destinata a “fare una brutta fine”.
“Se avessimo trader che fanno trading di Bitcoin li licenzierei in un secondo” ha spiegato senza giri di parole James Dimon, specificando che “è contro le regole” della banca. Per Dimon il Bitcoin può essere importante in paesi dove non ci sono altre opzioni o per i criminali o altri che cercano di nascondere come trasferiscono denaro. “Se si è in Venezuela, in Ecuador o in Corea del Nord, se si è uno spacciatore o un assassino allora è meglio usare i bitcoin rispetto ai dollari. Quindi ci potrebbe essere un mercato, anche se limitato”.
Per spiegare il suo scetticismo Dimon è ricorso alla metafora dei tulipani in Olanda nel 1600, quando gli speculatori fecero salire i prezzi dei bulbi dei tulipani a esorbitanti livelli. La storia non è poi finita bene. E per il bitcoin potrebbe essere lo stesso. Secondo Dimon e autorità non consentiranno alla valuta virtuale di esistere senza una supervisione: “Abbiamo visto la Cina, ai governi piace controllare la massa monetaria”, ha aggiunto riferendosi all’atteso divieto di Pechino sui Bitcoin.