Cambiare la PA, partendo da modo di comunicazione. Valorizzando le opportunità fornite dai social. Con questo ambizioso, obiettivo nasce PA social, l’associazione per la nuova comunicazione pubblica. Nel parliamo con il presidente Francesco Di Costanzo.
Di Costanzo, è davvero possibile “rivoluzionare” il modo di comunicare e, dunque, di lavorare della burocrazia italiana?
Nella PA ci sono talenti in grado di muovere la trasformazione. Siamo convinti che valorizzando queste professionalità il cambiamento sarà possibile. E anche vicino. La comunicazione sta tornando al centro, l’utilità della comunicazione, l’importanza di rendere semplici e accessibili i servizi, l’opportunità di rendere partecipi e soddisfatti i cittadini. C’è un nuovo fermento verso le opportunità che una buona comunicazione può offrire. Pensiamo che sia un’occasione da non sprecare.
Qual è il percorso che ha portato alla creazione di PA social?
L’associazione è la fine di un percorso, iniziato nel 2015, con il gruppo di lavoro #PASocial formato da di comunicatori, capo uffici stampa, social media manager del Governo: Presidenza del Consiglio, ministeri, varie istituzioni nazionali. L’obiettivo era quello di rendere la comunicazione pubblica più efficace e a portata di cittadino. Con la nascita dell’associazione si apre un nuovo capitolo della nostra storia, più operativo.
Cambiare la comunicazione nella PA vuol dire cambiare anche l’organizzazione del lavoro…
Certamente, ecco perché crediamo che il modello organizzativo che tiene separati ufficio stampa e Relazioni con il pubblico non abbia più senso.
E quindi?
Quindi va creato un nuovo ufficio. In attesa di un aggiornamento della legge 150 sulla comunicazione pubblica, PA Social propone una nuova organizzazione basata redazione unica che tenga insieme i comunicatori cosiddetti istituzionali – uffici stampa e portavoce – con gli addetti agli Urp con la consapevolezza che un uso più diffuso ed efficace dei nuovi strumenti social puà mettere davvero al PA al servizio della collettività. Proponiamo un nuovo ufficio, l’Ufficio Comunicazione, Stampa e Servizi al Cittadino.
Finora Facebook e Twitter sono considerati strumenti accessori. Le cose possono cambiare?
Sì, perché sono gli stessi cittadini che hanno preso confidenza con questi strumenti. E che hanno bisogno di informazioni tempestive e precise: i social possono rispondere a questi bisogni. Motivo per cui devono essere parte integrante e non accessoria nella pianificazione della comunicazione delle PA.
Bisogna investire sulla formazione del personale.
Serve un salto di qualità perché i social hanno portato nello scenario pubblico nuove professionalità, nuovi strumenti e tempi di lavoro e nuovi linguaggi. In questo senso le PA e le aziende pubbliche devono investire su percorsi di formazione continua per il personale che si occupa di comunicazione. L’aggiornamento delle competenze deve però coinvolgere anche chi lavora a stretto contatto con il cittadino.
In questo quadro quale è il ruolo di PA social?
Crediamo sia utile affiancare alla formazione anche un’attività di divulgazione e confronto costante, la nostra associazione porta avanti, ma che va incentivata anche sui territori, con iniziative dedicate da parte di enti e aziende pubbliche. PA Social vuole accompagnare e stimolare questo cambiamento. Lo vogliamo fare con il massimo del coinvolgimento da parte di tutti, dando visibilità e riconoscimento alle tante positive esperienze già incontrate in tutta Italia e alle molte che siamo sicuri troveremo in futuro e che vorranno condividere con noi questo percorso.