Lo sviluppo della Internet of Things, l’automazione delle funzionalità della rete e la capacità di controllarne in ogni momento la gestione, sono le principali sfide che il sistema operativo distribuito di Apstra aiuterà a vincere. La start-up americana, una delle tante emerse nella prolifica Silicon Valley, nasce con una marcia in più: uno dei fondatori è David Cheriton, direttore del Distributed Systems Group della Stanford University e visionario investitore di una ventina di start-up californiane, tra cui Google e VMWare.
Trovandosi alla Stanford University ed essendo egli stesso uno scienziato informatico, Cheriton si è sempre trovato in una posizione privilegiata per notare giovani pieni di talento e apprezzarne le idee di business. A fine Anni ’90 incontrò gli allora studendi Sergey Brin e Larry Page che gli chiesero consigli su come diffondere la loro tecnologia di ricerca al di fuori dell’università: intuendo il potenziale della loro idea, il professore, insieme a Andy Bechtolsheim, staccò nel 1998 il primo assegno di Google (100.000 dollari).
Qualche anno prima, nel 1995, agli inizi dell’era della Gigabit Ethernet, Cheriton insieme a Bechtolsheim, aveva fondato la Granite Systems – acquisita da Cisco un anno dopo. In tutto Cheriton ha sborsato più di 50 milioni di dollari di tasca propria per sostenere la crescita di promettenti start-up.
Oggi il visionario professore ha deciso di investire parte della sua ricchezza (un patrimonio netto stimato di 5 miliardi di dollari) per fondare Apstra, di cui è anche chief scientist. Questa società ha sviluppato AOS (Apstra Operating System), un sistema operativo distribuito vendor-agnostico per reti di data center: supporta l’utilizzo di molteplici hardware sia di marca che white-box, anche messi insieme, e disaccoppia il design della rete dalle operazioni fin dai livelli più bassi, ovvero i workflow manuali che più sono soggetti ad errore ma sono necessari con gli hardware specifici dei vendor. Al livello di servizio di rete, AOS permette di evitare specifiche dettagliate e indicare solo “l’obiettivo” (intent): a partire da questo il sistema di Apstra genera automaticamente le configurazioni per le diverse opzioni di hardware e continuamente auto-valida lo stato di rete in rapporto all’obiettivo originario, migliorando agilità e affidabilità.
Il co-fondatore e Ceo di Apstra, Mansour Karam, lo definisce un approccio “intent driven” e lo paragona alla tecnologia delle auto senza conducente: un semplice obiettivo come “trova il parcheggio più vicino” rappresenta in realtà un insieme di osservazioni, misurazioni, decisioni e azioni molto complesso unito a un costante monitoraggio e a correzioni continue fino al raggiungimento dell’obiettivo; tuttavia l’auto driverless automaticamente svolge il compito in tempo reale senza bisogno di ricevere una lunga serie di comandi. Analogamente, nel contesto dell’AOS, l’obiettivo o intent può anche essere molto complesso (per esempio: “Fornire connettività a 1.000 server, usando accesso di livello 2 e/o 3 all’edge”, e così via), ma AOS opera tutto in tempo reale e in più qualunque modifica all’intent richiede solo pochi click; il sistema si riconfigura automaticamente per adattarsi all’hardware di qualunque vendor.
Secondo Cheriton e Karam non c’è niente di simile sul mercato: esistono alcuni strumenti per automatizzare specifici casi d’uso, ma non un sistema integrato con una costante validazione real-time. “Apstra potrebbe evolvere in una importante azienda del networking”, afferma Cheriton. “Può diventare il sistema operativo di riferimento per la rete di data center; in questo contesto, switch e altri device si attaccano al sistema come i driver dei device in un tradizionale sistema operativo. Può anche essere la base per automatizzare l’intero data center sia a livello di server che di applicazioni. E offre un elemento fondamentale: conoscenza e controllo sulla rete“.
Anche in ottica IoT, continua il professore, Apstra affronta il problema cruciale del sistema operativo: “Per gestire sistemi complessi computer-based non si può procedere manualmente”, afferma Cheriton. “Il mondo della tecnologia evolve molto rapidamente, è difficile prevedere la direzione che prenderà, ma Apstra centra proprio questo problema perché automatizza la gestione delle reti dei data center. La gestione è la chiave di volta perché permette di individuare errori e correggerli prima che abbiano un impatto. In Google, Amazon o Facebook, se un singolo server non funziona, nessuno lo nota. Ma se la rete ha un problema, lo notano tutti. E’ qualcosa di fondamentale per ogni azienda dell’It”.