Confindustria Digitale di nuovo in campo contro il ddl Quintarelli, in calendario al Senato questa settimana. “Dobbiamo constatare che nel Parlamento italiano continua a emergere la tentazione di produrre leggi nazionali particolari sui nuovi temi dell’innovazione tecnologica, i quali, al contrario, possono trovare soluzioni normative efficaci solo se affrontati in una dimensione internazionale – dice il presidente Elio Catania – E’ il caso della net neutrality, tema spiccatamente globale che, dall’agosto 2016, è governato da un regolamento comunitario con regole direttamente vigenti in tutti gli Stati membri e su cui è prevista la vigilanza di tutte le autorità di regolamentazione nazionali sulle telecomunicazioni, coordinate dalle linee guida del Berec”.
Il ddl Quintarelli si basa sul concetto di neutralità della rete. In altre parole, si vorrebbe impedire ai provider di far sì che alcuni contenuti siano più indicizzati di altri, in quanto più facili da reperire. Chi si oppone alla nuova legge afferma che il nostro ordinamento ha già recepito un regolamento europeo proprio su questo punto, quindi non vi sarebbe necessità di un’altra normativa. Quintarelli, invece, sostiene che la sua proposta sarebbe complementare e integrativa rispetto al regolamento europeo, introducendo un intero apparato sanzionatorio per evitare gli abusi che mancherebbero nel testo comunitario.
Anche per Confidustria Digitale “non si ravvisa alcuna esigenza di avere sull’argomento una legge nazionale, con evidente problemi di compatibilità con la norma europea, che andrebbe a rendere incerto e confuso un quadro legislativo che oggi si presenta agli operatori e investitori certo e chiaro”.
Il disegno di legge prevede anche che non si possa più impedire agli utenti di installare sui propri dispositivi software differenti, e che non venga più bloccata la possibilità di disinstallare dei software, solo perché associati alla marca del dispositivo.
“Né si ravvisa l’esigenza di un intervento, assolutamente unico nel suo genere, di regolamentazione del libero mercato delle app e delle piattaforme – puntualizza Catania – Chiediamo quindi al Parlamento e al Governo di avviare una seria riflessione sull’opportunità di un simile intervento normativo e di non affrettare decisioni che potranno creare danni al già fragile ecosistema digitale nazionale”.
“Come abbiamo avuto di rilevare nella memoria inviata a Bruxelles – precisa Catania – tra il corpus normativo comunitario e il ddl in discussione esistono ampie aree di sovrapposizione e disomogeneità nell’impostazione normativa. Si introducono, ad esempio, limitazioni alle libertà di operare degli attori di mercato che non sono presenti nel diritto Europeo e oltrettutto risultano in aperta contraddizione con i principi della libera concorrenza e di garanzia libertà di scelta dei consumatori”.
“In un momento in cui l’Europa punta strategicamente sullo sviluppo del Digital Single Market per far recuperare competitività all’economia del continente- conclude il presidente di Confindustria Digitale – il risultato di un’eventuale approvazione del ddl sarebbe la frammentazione e la perdita di potenza di questo programma. Mentre la creazione di barriere normative al nostro mercato penalizzerebbe non solo i consumatori italiani, ma l’attrattività stessa del nostro Paese per gli investimenti e l’innovazione”.