“La principale priorità del mio mandato è creare un Digital Single Market funzionale, fornendo ai cittadini europei, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni strumenti e competenze digitali per il futuro”. Mariya Gabriel, da luglio 2017 Commissario europeo alla Digital Economy and Society, racconta a CorCom in una lunga intervista (di cui oggi pubblichiamo la seconda parte – leggi qui la prima) la roadmap prossima ventura per traghettare l’Europa definitivamente nel Digital Single Market.
Commissario Gabriel, la questione della cybersecurity si sta facendo sempre più spinosa. Come la Commissione europea intende affrontarla?
La cybersecurity è una sfida sia per i cittadini sia per qualsiasi organizzazione. I cyber-attacchi possono essere molto più pericolosi delle pistole, ha detto il Presidente Juncker. Lo scorso anno si sono registrati oltre 4mila attacchi ransomware al giorno e l’80% delle aziende europee ha registrato almeno un incidente di cybersecurity. L’impatto economico del cybercrime è quintuplicato solo negli ultimi quattro anni. Nessun Paese può affrontare da solo le sfide della cybersecurity. Ecco perché stiamo creando una Cybersecurity Agency, con un mandato forte, il 50% del personale in più e nuovi importanti compiti. Uno di questi è di fare da Segreteria al nuovo network dei responder agli incidenti di cybersecurity negli Stati membri. Allo stesso tempo lavora con altri enti a livello Ue, come i centro per le analisi di intelligence e per il cybercrime. C’è anche la necessità di affrontare le vulnerabilità dei nostri sistemi e delle reti. Ecco perché ci sarà un framework europeo per la certificazione della cybersecurity, ancora con l’Agenzia in un ruolo centrale con il coinvolgimento degli Stati membri, le imprese e la Commissione. Si tratta di un processo che mira a definire le regole per certificare dispositivi e servizi a livello europeo. È molto importante per i vendor che potranno contare su un unico certificato per tutta l’Unione europea. Ed è essenziale per chiunque necessiti di acquistare prodotti sicuri nel Digital Single Market.
Un ecosistema “fair” è necessario per promuovere le piattaforme online. La Web Tax rappresenta la soluzione?
È una questione a cui la Commissione sta lavorando da tempo vista la crescita delle piattaforme digitali. E il dibattito in corso si sta alimentando a livello globale. Le attuali regole per la tassazione internazionale non sono in linea con il proliferare di imprese digitali di svariate tipologie ed è necessario assicurare lo stesso livello di competizione a tutte le aziende. Da una prospettiva Ue dobbiamo sia proteggere il nostro Mercato unico dall’evasione fiscale sia assicurare che non ci sia un approccio frammentato nei singoli Stati membri. Quindi stiamo cercando di dare vita ad un approccio comune a livello Ue verso questa importante questione che possa essere sostenuta nel lavoro internazionale dell’Ocse. Se i progressi nell’individuare l’approccio internazionale saranno lenti allora sarà necessario sviluppare un nostro approccio a livello Ue. Ancora una volta, l’Unione europea deve essere pronta a fare da guida e da esempio per affrontare la questione.
Cosa può dirci in merito ai programmi per promuovere le digital skill? Quali le priorità ed i principali ostacoli?
La trasformazione digitale a un impatto sulle nostre vite come cittadini e sta cambiando il nostro lavoro. Offre nuove opportunità ma richiede nuove competenze. C’è un gap di competenze per affrontare le nuove sfide e ne ho fatto una priorità del mio mandato. Alcuni dati: il 15% degli europei (circa 80 milioni) non hanno mai usato Internet; il 37% della forza lavoro non ha competenze digitali basilari; mancano esperti Ict (al momento ci sono circa 300mila posti di lavoro vacanti); circa il 40% delle aziende alla ricerca di specialisti Ict dichiara di essere in difficoltà nel reperire le figure adatte. Quindi è necessario un grande sforzo per formare i cittadini europei affinché ciascuno possa pienamente beneficiare del Digital Single Market. Vorrei porre l’attenzione sulla Eu Code Week, che si terrà da 7 al 22 ottobre in tutta Europa e che mira a portare il coding e l’alfabetizzazione digitale a chiunque in modo divertente e coinvolgente. L’anno scorso qualsi un milione di persone hanno partecipato e imparato a creare con il coding e a operare con l’harware e capire come funziona un computer dietro lo schermo. Il 46% dei partecipanti erano donne e spero che sempre più ragazze e donne possano partecipare quest’anno.
Il gender gap tecnologico è un grosso tema: cosa si può fare? Si sente più “coinvolta” in quanto donna?
Sono molto coinvolta come cittadina. La rivoluzione digitale sta trasformando la nostra società e la tecnologia è uno dei fattori che consentiranno alle donne e alle ragazze a stringere il gender gap ma non solo: aiuterà a creare una società migliore, posti di lavoro e produttività. Voglio che chiunque possa avere accesso alla tecnologia e le donne sono ancora sotto-rappresentate nel settore tecnologico. Nella Ue le donne rappresentano solo il 16% degli addetti Ict. E meno del 17% degli studenti Ict sono studentesse. Sono orgogliosa che nel mio Paese, la Bulgaria, uno specialista su quattro è donna, ma non è abbastanza. Se la Ue vuole rimanere competitiva in futuro bisogna affrontare molto seriamente la questione. Entro il 2050 il panorama professionale sarà cambiato, alcuni lavori non esisteranno più e ne nasceranno di nuovi. È essenziale che le ragazze e le donne siano più coinvolte nel campo Ict, scegliendo studi e una carriera in un settore molto interessante e dai grandi cambiamenti.
Può raccontarci della nuova task force sulle fake news?
Il tema delle fake news è un grande tema perché la questione può essere devastante e creare danni permanenti. Nella mia lettera di incarico il Presidente Juncker mi ha chiesto di impegnarmi nella sfida delle piattaforme online create per le nostre democrazie in merito alla diffusione di informazioni false e di avviare una riflessione su cosa sarebbe necessario a livello Ue per proteggere i nostri cittadini. Di qui la mia proposta di creare un gruppo di esperti di alto livello sulle fake news che includa le piattaforme Internet, le associazioni di consumatori, le news company, i broadcatser e rappresentanti di governo. Saranno coinvolti anche il Parlamento e il Consiglio Ue. Vogliamo lavorare al fianco delle piattaforme, dei media e del mondo accademico per cogliere le principali sfide e identificare i mezze per contrastare le fake news. Un dialogo di questo tipo dovrebbe anche spingere il ruolo degli editori nel garantire giornalismo di qualità e assicurare ai cittadini un’informazione credibile e variegata, come disposto dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali. La Commissione avvierà anche una consultazione pubblica nonché una serie di incontri di alto livello già quest’anno.