Coniugare innovazione tecnologica, lavoro e diritti. Era questo l’ambizioso obiettivo che si poneva il G7 dedicato ad Industria ed Ict che si è chiuso oggi alla Reggia di Venaria (nie prossimi giorno quello dedicato a Scienza e Lavoro). Il vertice ha partorito una lunga dichiarazione finale di 15 pagine, con tre corposi allegati dedicati a intelligenza artificiale, cybersecurity e Pmi. Al centro la cosiddetta “Next Production Revolution”.
Anche se “è molto difficile trovare una posizione comune su questi temi – ha ammesso a fine lavori il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda – c’è orientamento condiviso a mantenere all’interno del G7 il tema dell’innovazione”. “I Paesi del G7 devono continuare a discutere di questi temi, anche se a volte non siamo d’accordo, dobbiamo lavorare per un futuro migliore”, ha fatto ecco Michael Kratsios, Deputy chief technology office della Casa Bianca.
“Una nuova finestra di opportunità si sta aprendo davanti a noi – si legge nella lunga dichiarazione – Le tecnologie offerte dall’innovazione e sostenute dalle infrastrutture digitali offrono la promessa di ottenere un futuro migliore per i nostri cittadini. Siamo determinati a lavorare insieme per avvicinarci ai nostri obiettivi comuni per promuovere inclusività, apertura e sicurezza nell’era digitale”. L’azione del G7 si basa su alcuni principi, tra cui “la protezione del libero flusso di informazioni attraverso i confini, la promozione della trasparenza e la protezione dei consumatori, l’importanza della policy e della regolazione, la protezione della proprietà intellettuale, l’impegno a tenere aperti i nostri mercati combattendo il protezionismo”.
Per la prima volta in un G7 compare un allegato sulla Intelligenza Artificiale che, secondo i ministri, potrebbe offrire immensi benefici alle nostre economie e società: “Condividiamola visione di un’intelligenza artificiale centrata sull’uomo che sostenga la crescita nell’economia digitale”.
Le parole chiave della dichiarazione finale sono: inclusività, apertura e sicurezza. Per quanto riguarda l’inclusività, si evidenzia la necessità di politiche che consentano alle pmi di approfittare dei vantaggi delle nuove tecnologie e ridurre il gap di investimenti. Da una parte, il G7 di impegna a che le start up innovative possano avanzare e avere successo dall’altra a prendere misure in modo che la cosiddetta”old economy” possa raggiungere l’opportunità della trasformazione digitale.
Quanto all’apertura, viene sottolineata l’esigenza di promuovere il libero flusso di informazioni attraverso i confini e l’importanza di standard tecnici internazionali volontari di iniziativa dell’industria, sviluppati in modo aperto e trasparente e con un approccio volto al mercato. Sulla sicurezza, il G7 ritengono che “sia un obiettivo cruciale”: per questo i cyberattacchi sono rischi da affrontare anche attraverso “la cooperazione internazionale”.
Per la politica, “governare un processo che cambia così velocemente come l’innovazione tecnologica, può anche portare a dei disastri – ha spiegato Calenda – Oggi tutti si rendono conto che il rischio per il lavoro legato all’innovazione tecnologica, c’è. Tutti lo stanno affrontando in modo differente. Abbiamo quindi chiesto all’Ocse una mappatura delle politiche esistenti nei Paesi del G7, sia per quanto riguarda il lavoro, sia per quanto riguarda le Pmi”.
Da questo terreno comune si riprenderà a discutere per il prossimo G7 Industria previsto in Canada, il cui ministro per l’Innovazione e lo sviluppo, Navdeep Bains, ha chiesto “uno sforzo collettivo, in modo da far avvantaggiare molti e non pochi. L’innovazione deve essere basata sulle persone, attraverso un’inclusione che rafforzi la classe media” e soprattutto “la fiducia, perché non basta che la tecnologia sia sicura, ma le persone devono avere fiducia nella tecnologia”.
Concretamente da questo vertice non esce molto, anche perché il G7 non ha potere legislativo. Qualche spunto però è comunque emerso. “Abbiamo visto tante esperienze interessanti, che possono arricchire il nostro piano Industria 4.0. Per esempio il programma canadese lifetime education” ha spiegato Calenda, citando un piano di formazione continua. Inoltre il digitale, secondo il ministro “è fondamentale per il welfare pensando alla sostenibilità a lungo termine del sistema sanitario, con una popolazione matura che invecchia, che dipenderà dalla capacità di erogare cure sempre più avanzate, ma anche efficaci e quindi meno costose. Noi ci stiamo muovendo nella gestione dei big data, e sarà uno dei temi che saranno studiati all’interno di’Human technopole'”. “Quello che va spiegato molto bene, è che l’innovazione tecnologica va governata, perché ha dei vizi sul lavoro, ed ha dei benefici anche sul lavoro perché continua a ridurre la fatica fisica a favore del lavoro intellettuale”, ha spiegato Calenda.
Sullo sfondo resta anche il tema della tassazione di questi nuovi commerci e prodotti globali, argomento piu’ da G20, che secondo Calenda è però “centrale” anche se “ogni approccio sull’innovazione che sia ideologico e che prescinda dai dati di fatto, è pericoloso”.
“Tutto ciò va regolato o accompagnato? C’è il rischio forte di costruire una gabbia che freni il cambiamento, ed è giusto che se ne occupi il G7 – ha concluso Calenda – La prima cosa da fare è monitorare cosa accade, ed iniziare a disegnare con un tratto di matita, quali sono i principi che lo devono governare. Questo è il ruolo di noi policymaker. L’innovazione attrae e spaventa, come la globalizzazione e l’internazionalizzazione” ha proseguito auspicando al contempo che “il cambiamento debba essere dettato dall’uomo, e non può essere fine a sé stesso”. Si tratta, ha concluso Calenda, “di un processo di lungo periodo” che deve essere “un lavoro corale. Molto è stato fatto, ed oggi è stato scritto un capitolo importante”.