Il Mef dà una mano al fintech. “L’Agenzia delle Entrate – ha annunciato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in occasione dell’inagurazione del Fintech District a Milano – sta risolvendo la questione del codice fiscale per gli utenti stranieri delle società fintech”. Finora infatti queste non potevano offrire servizi dall’Italia gli utenti stranieri. Chiunque sottoscriva un contratto di natura patrimoniale in Italia deve dare un codice fiscale italiano al fornitore. Questo è uno dei motivi per cui molte startup di settore hanno deciso di aprire una filiale all’estero, soprattutto a Londra. È il caso di Satispay oppure Moneyfarm che addirittura ha un lì la sede centrale.
“La giornata di oggi mi ha messo molto di buon umore e non lo dico per scherzo, il lavoro di un ministro delle finanze è di solito di dover aver a che fare con la gestione della crisi, con la risoluzione dei problemi per cui ne risolvi uno e se ne presentano tre ma l’evento di oggi, che avviene in un contesto in cui si sta finalmente uscendo dalla crisi, anche nel nostro paese, non guarda solo al futuro ma ci dice anche che il futuro è già qui – ha commentato Padoan – C’è un effetto cumulativo e ci troviamo a parlare di fintech in un momento importante, in cui l’Italia sta svoltando pagina da un punto di vista macro-economico, della finanza pubblica, del credito e quindi deve e può guardar avanti. Il fintech non ci dice dove possiamo andare ma come, ci indica come valorizzare il nostro capitale umano le nostre località”.
Intanto arriva la notizia che la Bce regolamenterà le società finetch nel momento in cui debbono richiedere la licenza per operare come banche (o come società finanziarie). Per operare nell’Eurozona è necessario ottenere una licenza – lo stesso avviene per la banche – e la Bce può regolamentare i criteri con cui queste licenze devono essere rilasciate.
Nei fatti processo di richiesta, valutazione e assegnazione della licenza bancaria resterà unico per tutti i soggetti. Senonché per le fintech il meccanismo di vigilanza unico ha previsto alcuni requisiti aggiuntivi, con l’obiettivo di consentire loro di contribuire positivamente al settore finanziario, al tempo stesso garantendo la sicurezza del sistema bancario e adeguanti requisiti prudenziali per chi entra nel settore.
La Bce propone per le fintech una dotazione di capitale superiore alla media e una riserva aggiuntiva, sufficiente coprire le potenziali perdite dei primi tre anni di startup. Poi un azionariato stabile e di alto profilo, alla pari di un qualsiasi altro investitore bancario.
Il nuovo regolamento, atteso per la fine di quest’anno e oprativo dal 2018, non riguarderà direttamente le Ico, o le criptovalute (sulle quale la BCE non ha giurisdizione), ma le licenze per le società che operano nel fintech.