La nuova sfida per la sicurezza informatica della digital transformation per aziende, istituzioni ma anche semplici cittadini, che sono gli utenti finali della rivoluzione digitale, è sempre più legata all’integrazione tra sistemi diversi, che devono lavorare insieme per poter offrire nuovi servizi e aprire nuove opportunità di mercato. Il focus si sta naturalmente spostando dal campo dell’internet of things e dell’internet of everything a quello dei servizi e delle applicazioni “smart” abilitate dall’Internet of systems: l’insieme cioè dei sistemi informatici e digitali necessari per far funzionare a pieno regime ogni tipo di soluzione intelligente, che si tratti di raccolta e analisi dei dati o di intelligenza artificiale, di domotica o di servizi pubblici, di infrastrutture critiche o di sicurezza nazionale. Proprio questo è stato uno dei temi centrali di discussione della seconda e ultima giornata di Cybertech Europe 2017, evento organizzato per il secondo anno consecutivo in Italia con la collaborazione di Leonardo, a cui hanno preso parte i protagonisti della cybersecurity su scala internazionale, dai rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee ai manager delle principali aziende specializzate in sicurezza, presenti sia con i colossi internazionali sia con le numerose startup che portano creatività e nuove idee nel settore.
“Questa è un’occasione unica per scambiarsi idee e best practice su security e cybersecurity – spiega dal palco Andrea Biraghi, managing director della divisione Security & Information Systems di Leonardo – la rivoluzione digitale sta trasformando interi settori, dalla difesa all’industria, dall’healthcare alle attività più quotidiane con le smart city e la smart home. Siamo sempre più avviati verso la fusione tra sistemi fisici e digitali, l’era dell’Internet of systems. La domanda principale che dobbiamo porci è se stiamo facendo abbastanza per la sicurezza di questi sistemi, dal momento che la sicurezza deve essere sempre più un prerequisito per l’adozione della tecnologia”.
“Il digitale – prosegue Biraghi – favorisce l’integrazione di diverse tecnologie: in industria 4.0 come nelle smart grid, tutto ciò che è “smart” presenta problemi di sicurezza complessi, perché prevede l’integrazione di diverse tecnologie. In futuro la qualità della vita sarà più alta grazie alle tecnologie, a patto che si riesca ad assicurare la continuità dei sistemi che operano nel cyberspace: in caso contrario i danni potrebbero rivelarsi anche molto gravi”. Da qui l’appello a non relegare la cybersecurity a un semplice adempimento: “Nella gran parte dei casi – sottolinea Biraghi – alle organizzazioni è richiesto di cambiare il proprio approccio alla sicurezza adottando la security by design, progettando le piattaforme partendo proprio dalle loro caratteristiche di sicurezza. E’ una questione non soltanto di tecnologie, ma anche di approccio e di persone, dove è richiesta la partecipazione di tutti gli stakeholder. Questo va al di là della bontà e dell’affidabilità del singolo software: spesso ci troviamo di fronte a splendide tecnologie che da sole lavorano bene, ma integrate con altre non danno risultati allo stesso modo soddisfacenti. Per questo i system integrator devono farsi trovare pronti alla sfida e affiancare i singoli produttori”.
“Gli attacchi informatici hanno registrato una crescita del 200% nell’ultimo anno – spiega Giampaolo Meneghini, direttore dell’ufficio di informazione in Italia del Parlamento Europeo – L’innovazione è una strada importante per la nostra economia, un modo per creare più lavoro e un lavoro migliore, aumentando la competitività dell’Ue sul mercato europeo. Ma tutto questo apre la sfida della cybersecurity, e l’Europa crede in una nuova strategia per questo mercato, che oggi è il più innovativo nel campo dell’Ict. Farsi trovare pronti è il principale obiettivo delle istituzioni europee, come è stato confermato proprio in questi giorni al G7 di Torino. Serve standardizzazione e una certification policy che sia valida su tutto il territorio comunitario”. Un rsultato che si potrà ottenere, secondo la lettura di Meneghini, seguendo poche linee guida fondamentali, e valorizzando le opportunità che derivano dal nuovo regolamento europeo per il trattamento dei dati, il Gdpr. L’obiettivo, in generale, spiega, è di “rimuovere le barriere e rivoluzionare la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, come ci proponiamo di fare con le public-private di Ecso, e creando sinergie nella ricerca, anche attraverso le risorse di Horizon 2020”. “E’ una grande sfida, conclude Meneghini – ma abbiamo davanti l’opportunità di creare un polo di eccellenza in Europa. Per riuscirci è necessario che i cervelli rimangano in Europa: i nostri ragazzi e le nostre generazioni future sono i pilastri del successo che l’Ue potrà ottenere nel mondo”.