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#EYCAPRI PA digitale: la strada è giusta, ma lo Spid arranca

“Quaderno Agi-Censis”: solo il 34% degli italiani sa cos’è il sistema pubblico di identità digitale. E il 44% degli utenti preferisce lo sportello tradizionale a quello online

Pubblicato il 04 Ott 2017

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La via della digitalizzazione imboccata dalla Pubblica amministrazione è quella giusta, grazie anche alle iniziative messe in campo da Agid. Ma siamo ancora alle battute iniziali, e se una buona parte del digital divide nella PA è stato colmato, ora c’è da concentrarsi sulla semplificazione. E’ quanto emerge dal secondo Quaderno AgiCensis, “Il dilemma digitale, gli italiani, l’innovazione e la PA digitale”, presentato all’EY Digital Summit 2017 in corso a Capri. Il lavoro è il frutto di due indagini svolte su un campione rappresentativo di 2.000 italiani dai 18 agli 80 anni con un errore statistico del +/- 2,2%. Tra gli altri Hilight della ricerca, il fatto che lo Spid, il sistema pubblico di identità digitale, stia facendo molta fatica a decollare, e sia conosciuto soltanto dal 34% degli italiani. Dal report emerge inoltre che il 44% degli italiani ancora oggi preferisce i servizi erogati allo sportello a quelli online, che un italiano su tre risulta essere “offline”, escluso da Internet, e che oltre il 50% dei comuni italiani non dispone ancora dei servizi digitali di base. C’è spazio anche per una curiosità: il 50% degli italiani sarebbe d’accordo con l’istituzione della web tax, con la percentuale che però scenderebbe se si prendessero in considerazione soltanto gli utenti più giovani.

Dal quaderno emerge anche che quasi un terzo della popolazione si sente svantaggiato a causa delle difficoltà che ha nell’uso delle tecnologie digitali: se alcuni servizi pubblici venissero resi accessibili esclusivamente via web, il 23,5% del campione non saprebbe come risolvere il problema.

Insieme alla semplificazione delle procedure per accedere ai sevizi online, l‘altro fattore ritenuto fondamentale dal campione è la lotta alle inefficienze causate dalla corruzione e dai ‘fannulloni’, “ritenuti ancora una delle piaghe della PA”. Un dato interessante evidenziato dal dossier e’ che quasi la meta’ delle persone (il 44,6%) afferma di non aver fatto ricorso ai servizi online perche’ “preferisce il rapporto diretto con l’operatore allo sportello”. Per questo, evidenzia il rapporto, è necessario snellire le procedure perfezionando al contempo la user experience, agendo anche “sull’educazione informatica e digitale delle fasce di popolazione che più hanno subito il passaggio ad un mondo non più analogico”.

Quanto allo Spid, la sua scarsa diffusione risulta in controtendenza rispetto ad altri servizi digitali erogati dalla PA: “La posta elettronica certificata, la firma digitale, la prenotazione di visite mediche e i sistemi per la dichiarazione dei redditi e per il pagamento di tasse e contributi online – si legge nel rapporto – sono tutti servizi oramai entrati nel quotidiano di una fetta consistente della popolazione, con una penetrazione vicina al 70%. Sorprende, in negativo, la conoscenza del Sistema pubblico di Identità digitale che risulta essere molto limitata. Soltanto il 34,2% della popolazione ha dichiarato di conoscerlo nonostante sia uno dei servizi fra i più pubblicizzati e su cui molto si sta puntando per la digitalizzazione del paese. Fra coloro che hanno dichiarato di essere a conoscenza del servizio la quota di chi lo ha effettivamente utilizzato rimane sostanzialmente bassa per quasi tutti i servizi. Soltanto per i servizi relativi alla salute (prenotazioni visite online e certificato di malattia), al pagamento delle tasse e all’iscrizione a scuola o all’università (servizi quest’ultimi offerti oramai quasi esclusivamente online) riescono a coinvolgere più della metà degli utenti che effettivamente li conoscono – recita il quaderno – Alcuni dei servizi ‘classici’ quali la richiesta e l’emissione di certificati anagrafici assieme ai sistemi di identificativi più innovativi (firma digitale e Spid) rimangono sostanzialmente ancorati al tradizionale ‘sportello’ fisico”.

L’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, il Sistema Pubblico di Identità Digitale appunto e la fatturazione digitale per la PA “sono tutte piattaforme molto importanti anche se ad oggi soffrono ancora di vari problemi, tra cui la scarsa diffusione reale all’interno della PA stessa – spiega il rapporto – Molti enti sono oggi presenti su PagoPA in quanto hanno fatto l’adesione e hanno implementato un solo pagamento spontaneo solo per essere in regola con la norma. Stessa cosa con Spid il cui piano di penetrazione fra la popolazione procede molto a rilento. Gli utenti aspettano di avere più servizi accessibili attraverso Spid e gli enti aspettano il raggiungimento di una massa critica di utenti prima di adeguare i propri servizi. Questo circolo vizioso deve essere interrotto con delle azioni forti e mirate tese a incentivare l’uso di queste piattaforme già sostanzialmente mature e potenzialmente in grado di favorire a cascata tutta una serie di nuovi servizi digitali innovativi”.

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