Se il clima tra Tim e il Governo italiano è cambiato, e se l’azienda oggi mira a proporsi come uno dei leader della digitalizzazione del Paese, una parte del merito è anche del piano sulla banda ultralarga messo a punto dall’esecutivo Renzi e proseguito con Gentiloni. A sostenerlo in un’intervista alla Stampa è Antonello Giacomelli, sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni.
“Quando è arrivato il governo Renzi nel 2014 abbiamo trovato la situazione dell’Italia cristallizzata in quello che si chiamava rapporto Caio, che testimoniava tutto il ritardo sul digitale – sottolinea Giacomelli – Abbiamo realizzato una strategia nazionale, disponibili a mettere molte risorse pubbliche per colmare il divario con gli altri Paesi e recuperare per centrare gli obiettivi 2020. Abbiamo sentito gli operatori e dalla consultazione è emerso che rimanevano escluse dall’infrastrutturazione le aree a fallimento di mercato, ovvero le aree di 7.300 Comuni su 8mila. Di qui l’intervento pubblico”.
Quanto al ruolo di Tim, “all’inizio – spiega il sottosegretario – quando il governo chiedeva una rete a prova di futuro, in grado di traguardare il gigabit al secondo di velocità, ci accusavano di dirigismo”. Ma oggi il vento è cambiato: “Devo dire che da Genish ascolto parole nuove, una scommessa sulle tecnologie e le scelte più avanzate, non certo la difesa del rame. Mi piace pensare che sia anche merito della strategia del Governo e della sua realizzazione”. “Quattro anni fa e per lungo tempo Telecom era una società che andava sostenendo che la fibra non serviva perché mancava la domanda – prosegue Giacomelli – Oggi invece Tim, con Genish, si propone come leader della digitalizzazione e della modernizzazione del Paese. Genish va oltre il tema dell’infrastruttura: parla di ecosistema digitale, di collaborazione con le università, con le imprese”.
Quanto alla coesistenza di due reti in fibra nel Paese, quella Tim e quella di Open Fiber, Giacomelli si smarca sostenendo che “è un tema industriale, non politico”. “L’obiettivo del Governo – sottolinea riferendosi al percorso che ha portato alla nascita di Open Fiber dalla collaborazione tra Enel e Cdp – è che il Paese abbia una connettività coerente con gli obiettivi europei e condizioni di parità di accesso. La compatibilità con il mercato devono essere le imprese a valutarla”.