Efficienza della banda o controllo dei contenuti? Questo il dilemma
per Wisp e Isp, alle prese con la nuova normativa sulla net
neutrality e con il boom dei dati, in particolare quelli video, che
rischia di mandare al collasso i network. Del tema si è dibattuto
nel corso del convegno “Wisp&Isp: efficienza della banda o
content control?”, organizzato a Roma dal nostro giornale in
collaborazione con Cdti (Club dirigenti tecnologie
dell’informazione).
Apre le danze Gregorio Cosentino, professore alla
Facoltà di Ingegneria dell’Università Tor Vergata di Roma:
“Dal 2007 la diffusione della banda larga in Italia ha fatto
passi da gigante. L’unica regione ancora in digital divide è il
Molise. E la diffusione delle tecnologie wireless e soprattutto la
realizzazione delle Ngn garantiranno l’accesso universale. Il
problema vero è la crescita spaventosa di utenti connessi, in
particolare sulle reti mobili”. Nel 2014 lo streaming di video
sarà l’applicazione più diffusa. “Bisognerà rivedere il
modello di Internet – aggiunge – per far pagare gli over the top,
che occupano gran parte della rete con i loro contenuti, basti
pensare a YouTube”. E per quanto riguarda la net neutrality,
“il traffico internet di fatto è già controllato, altrimenti
sarebbe il caos”, sottolinea Cosentino, precisando che il traffic
shaping è già usato dal 90% di Wisp e Isp.
Il traffico di fatto è già sotto controllo e il traffic shaping
è insito nella struttura stessa della rete. “Parlare di net
neutrality è un autogol, la net neutrality è un falso mito,
perché tutti i livelli di servizio di una rete dovrebbero essere a
disposizione di chi li vuole pagare – dice Paolo
Nuti, presidente di Aiip (Associazione italiana internet
provider) -. Meglio sarebbe parlare di neutralità dei servizi”.
Le reti ethernet sono stratificate, “esistono otto livelli di
precedenza dei contenuti – spiega Nuti – e si chiamano Cos. Il Cos
1 è riservato dall’operatore ai clienti privilegiati; il Cos 3
ai contenuti Tv; il Cos 4 è libero, il Cos 5 alla trasmissione
voce in Voip”.
La pensa diversamente Vincenzo Vita, senatore del
Pd, firmatario insieme con il collega Luigi Vimercati, del disegno
di legge sulla Net neutrality, che giace da tempo in Senato. “La
net neutrality non è una questione tecnologica ma un tema
politico, che attiene ai diritti dei cittadini – dice Vita -.La net
neutrality garantisce l’accesso democratico per tutti al web, per
questo il nostro ddl va approvato al più presto”.
Gli fa eco il senatore Luigi Vimercati: “Siamo
riusciti ad imporre in Parlamento un tema di rilevanza
internazionale in un periodo poco favorevole, questa legge non deve
finire nel cassetto – dice Vimercati -. In ottava Commissione al
Senato abbiamo fatto le audizioni, la redazione del testo
definitivo da parte del comitato ristretto avverrà entro
l’estate. L’approvazione sarà più avanti. Non compete a noi
dirimere la querelle fra telco e over the top sul finanziamento
delle reti – chiude Vimercati -. L’Agcom lavori ad un
compromesso”.
Il commissario Agcom Nicola D’Angelo tiene a
sottolineare che le dimensioni del problema net neutrality “sono
più ampie rispetto al semplice aspetto tecnologico. Basti pensare
al fallimento del recente eG8 di Sarkozy: nessun paese può pensare
di riuscire ad imbrigliare la Rete, la lezione della primavera
araba e degli Indignados sono sotto gli occhi di tutti. La
tecnologia ha un ruolo importante, ma in Italia si pone con forza
il tema dei diritti civili dei cittadini, che saranno sempre più
immersi nella Rete. Abbiamo visto alcune scelte regolamentari in
passato, sull’analogico nel settore Tv, da evitare. In Italia la
net neutrality è arrivata tardi, io preferisco parlare di “net
freedom”. La direttiva Ue sulla net neutrality non esclude la
possibilità dei managed services a pagamento. C’è tuttavia
chiaramente espresso l’obbligo di garantire l’accesso best
effort, con la garanzia di qualità di banda sufficiente e in
maniera trasparente da parte dei provider”.
Sul conflitto fra telco e over the top, “nessuno vuole fare il
tifo per l’uno o per l’altro – dice D’Angelo -. Il tema è
che se qualcuno (Apple, Google ecc ndr) usa la net neutrality per
farsi il suo giardinetto, per fare i raggi x agli utenti e per
vendere i suoi prodotti, allora bisogna regolare a fondo il
settore. Perché questo atteggiamento collide con la net
neutrality”.
La net neutrality “esiste dall’origine di Internet – dice
Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider – e va
mantenuta. Per quanto riguarda i servizi, serve la garanzia di
poter migrare da un provider all’altro senza vincoli. Per
abbattere i costi della fibra ed evitare altri casi come Collina
Fleming, si dovrebbe coinvolgere il settore immobiliare, prevedendo
la creazione di cavidotti nelle strade dove i condomini hanno
chiesto la banda larga”.
Gianmarco Boggio, Country Manager Italia di Allot
Communications, gold sponsor del convegno: “La nostra azienda
attiva dal ’97, quotata al Nasdaq, offre strumenti di gestione
del traffico agli operatori business. La maggior parte del traffico
è generata da privati – precisa -. Noi forniamo strumenti per
creare pacchetti ad hoc di video streaming per clienti che generano
traffico business. Content provider e over the top, basti citare
YouTube, mangiano tantissima banda”.