LO STANDARD DEL FUTURO

Wind Tre e Open Fiber protagonisti a Prato del debutto italiano del 5G

Battesimo ufficiale della sperimentazione dei servizi della nuova generazione mobile. Primo obiettivo: testare le nuove funzioni delle “città 5G”. Hedberg: “Passo decisivo per la digitalizzazione del Paese”. Pompei: “Nuovi ecosistemi di innovazione”

Pubblicato il 16 Ott 2017

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“In tre anni abbiamo portato l’Italia dal doppino di rame al 5G”; così il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ha battezzato oggi a Prato il debutto della sperimentazione in Italia del G5, la futura rete ultraveloce delle telecomunicazioni mobili ma anche fisse, visto che si tratterà di una rete molto integrata, di fatto convergente con quella ultrabroadband fissa in fibra.

La sperimentazione di Prato, che fa parte di un “lotto” che vedrà coinvolta successivamente anche L’Aquila, vede come protagonisti principali Open Fiber e Wind Tre che realizzeranno i progetti sperimentali della tecnologia 5G dopo essersi aggiudicate, lo scorso settembre, un bando del Mise.

Analoghe iniziative, con protagonisti altri operatori di tlc tra cui Telecom Italia e Vodafone, verranno messe in campo in ulteriori tre città italiane: Matera, Bari e area Metropolitana di Milano. In questo modo l’Italia avrà ben cinque luoghi in cui si sperimenteranno i nuovi servizi mobili, a differenza degli altri Stati europei dove il test sarà concentrato in una sola località per Paese.

L’obiettivo della sperimentazione di Prato, che si concluderà a fine 2021 e vedrà un investimento complessivo fra 30 e 40 milioni di euro – giusto prima dell’arrivo sul mercato del 5G – è di proporre una serie di servizi che alimenteranno la “Città 5G”, in particolare in ambiti come salute, mobilità, sicurezza, prevenzione e gestione delle emergenze.

Come si vede, si tratta di tematiche che vanno al di là degli ambiti tradizionali di competenza degli operatori mobili e fissi. A differenza delle altre generazioni di telecomunicazione wireless, il 5G è infatti destinato ad alimentare nuovi ecosistemi e nuove partneship.

Non è dunque un caso se insieme a Open Fiber e Wind Tre il fronte di Prato e L’Aquila vede schierato un nutrito e variegato gruppo di protagonisti: quattro Università (Firenze – Polo Prato, L’Aquila, Genova, Bologna); centri di ricerca (tra cui Fondazione Bruno Kessler e Nextworks); aziende (tra cui e-distribuzione, Zte, Estra, Cellnex).

“La città di Prato inaugura il nostro modello di città 5G – osserva Tommaso Pompei, amministratore delegato di Open Fiber – Daremo vita a un ampio ecosistema aperto a cittadini, pubbliche amministrazioni, mondo dell’industria, Università e centri di ricerca con l’obiettivo di migliorare l’efficienza dei servizi e creare nuove opportunità di crescita”.

“Wind Tre, in partnership con Open Fiber, ha l’obiettivo di investire e sviluppare la rete 5G a Prato e L’Aquila – dice Jeffrey Hedberg, ceo di Wind Tre – Ciò rappresenta un passo decisivo nella creazione di partnership in grado di accelerare il processo di digitalizzazione in Italia. Il 5G non è solo velocità, ma è una tecnologia che crea ecosistemi per innovare e trovare nuove applicazioni in ambiti diversi: telemedicina, education, smart home, smart cities, realtà aumentata”. Per il ceo di Wind, si tratta di una “priorità assoluta per l’Europa e permetterà all’Italia di valorizzare competenze, persone, partnership e innovazione nel suo percorso di digital transformation”.

Il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, osserva come il 5G sia un “progetto collettivo di innovazione cruciale per lo sviluppo e la crescita dell’Italia”. Grazie ai servizi innovativi che passeranno sui nuovi network, “che vedono una fortissima integrazione fra rete mobile e rete fissa in banda ultralarga”, sarà possibile creare “nuove sicurezze e nuove opportunità, anche di lavoro, superando così problemi che oggi angosciano i cittadini italiani”.

Gianluca Landolina, managing director di Cellnex Italia, sottolinea come un ruolo nel 5G possa averlo anche una tower company come la sua: “non soltanto nella distribuzione del segnale ma anche nell’offerta di servizi “ready connected”.

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