Autorizzare dal 2018 la sperimentazione su strada delle soluzioni cosiddette smart road, la digitalizzazione delle infrastrutture stradali, e di guida connessa e automatica, stanziando 50 milioni per il 2017, 1 milione per il 2018 e per il 2019, e 500mila euro all’anno per il triennio 2020-2022. Lo prevede un emendamento Pd, a firma unica Salvatore Margiotta, depositato in commissione Bilancio al Senato al decreto Fiscale collegato alla manovra finanziaria. L’emendamento individua la copertura da fondi del ministero dell’Economia.
Se approvato l’emendamento darebbe una spinta allo sviluppo di strade intelligenti su cui Anas sta puntando sia stanziando fondi ad hoc sia firmando accordi strategici. Come la convenzione con Open Fiber, coerente con il Piano Strategico per la diffusione della Banda Ultralarga, che consente ad Anas la possibilità di realizzare le infrastrutture di rete in fibra ottica, anche per conto di Open Fiber, permettendo così di ridurre il digital divide. La capillarità della rete stradale di Anas costituisce, infatti, elemento di forza e di attrazione di investimenti per gli operatori che potranno così promuovere una maggiore diffusione dell’accesso ai servizi internet based ad alta velocità in tutta Italia. Il programma Anas prevede una prima fase di posa della fibra ottica (spenta) fino a circa 3.000 km di rete, a partire dall’anno in corso.
Ma l’impegno di Anas non finisce qui. La società ha messo sul piatto 140 milioni di euro per una procedura di Accordo quadro relativa alla fornitura e installazione di sistemi tecnologici avanzati per l’infomobilità e la sicurezza lungo circa 2.500 km di rete Anas distribuiti su tutto il territorio nazionale. Si prevede un investimento di 60 milioni di euro per l’implementazione tecnologica di circa 1.500 km distribuiti su tutta la rete Anas, a cui si aggiungono – fino ad arrivare ad una copertura di circa 2.500 km – 30 milioni di euro per gli interventi sul Grande Raccordo Anulare di Roma e sull’Autostrada A91 Roma-Fiumicino; 30 milioni di euro per la dotazione tecnologica lungo l’itinerario “Orte – Mestre” della E45 ed E55 e 20 milioni di euro per quella dell’Autostrada A19 “Palermo- Catania”.
Le smart road sono anche il tassello chiave del piano Cooperative Intelligent Transport Systems della Ue. Il C-Its ha come obiettivo quello di rendere le strade europee sempre più intelligenti per fare in modo che l’auto possa comunicare con le infrastrutture stesse. Un sistema, questo, che si muoverà grazie all’Internet of Things e alle comunicazioni via 5G e in cui tutto è connesso: dal semaforo fino al cartello stradale. I sensori delle vetture permetteranno agli utenti di ricevere quante più informazioni possibile, dagli aggiornamenti sul traffico fino alla velocità di marcia ottimale.
L’obiettivo Ue è la realizzazione di una rete unificata a disposizione di tutti i costruttori, in modo da non frammentare il mercato con standard differenti. La sfida nel lancio di tali tecnologie risiede anche nel controllo della privacy, la protezione dei dati personali è uno degli elementi cruciali che determineranno lo scambio di informazioni tra le vetture. A partire dal 2018 saranno introdotte le prime leggi ad hoc, frutto del piano C-Its. L’Europa fornirà una ricca serie di sistemi C-Its entro il 2019, anno in cui i costruttori cominceranno a produrre in serie vetture intelligenti. Il piano apre le porte anche alla guida autonoma.
Molti paesi hanno già reso disponibili alcuni tratti di strada per testare le auto “senza pilota”, il cui sviluppo procede a grossi passi ma non senza intoppi, come alcuni incidenti che hanno coinvolto le Tesla dotate del sistema Autopilot.
Nel frattempo le linee guida puntano sull’incremento delle funzioni intelligenti intermedie delle macchine: la loro capacità di parcheggiare o di frenare, la comunicazione con altre macchine per avvertire ad esempio se c’è un incidente e infrastrutture adeguate. Fra danni evitati e vite slavate, si calcola un risparmio fra i quattro e i dieci miliardi di euro. Ma procederemo un passo alla volta. “Se stabilissimo ora il quadro normativo – avverte la Bulc – rischieremmo di anticipare i tempi. Bisogna esser cauti: un hacker che riesce a violare uno smartphone può rubare dei dati. Con una vettura a guida autonoma si rischia molto di più. E c’è la parte assicurativa e della privacy da affrontare”.
Intanto sono partiti i test delle auto a guida autonoma nelle nelle aree metropolitane di Lisbona, Madrid e Parigi, le tre più grandi città dell’Atlantic Core Network Corridor che comprende strade classificate come prioritarie per lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto europee.
L’obiettivo del progetto europeo Autocits è di facilitare la diffusione di veicoli autonomi in centri urbani attraverso lo sviluppo di servizi cooperativi di trasporto intelligente che consentiranno a veicoli, utenti e infrastrutture di comunicare e condividere informazioni utilizzando lo standard Europeo Its-G5.