Il valore del bitcoin è alle stelle ma questo non vuol dire che sarà così diffusa. Dal 2008 in poi, il valore delle criptovalute è aumentata, superando la soglia dei 1.000, con un valore aggregato maggiore della capitalizzazione di mercato di Ibm. Ma Ubs nutre dubbi sul fatto che le criptovalute possano effettivamente diventare delle valute largamente utilizzate. “Le imprese e le persone fisiche devono pagare le ricevute fiscali tramite la valuta emessa dal Governo e la fornitura potenzialmente limitata di criptomonete crea pesanti barriere all’adozione diffusa delle stesse – si legge nel report Ubs – Riteniamo che il forte incremento che hanno subito le valutazioni delle criptovalute negli ultimi mesi sia una bolla speculativa”.
Nonostante questo il blockchain, ovvero la tecnologia che ne è alla base, probabilmente avrà un significativo impatto sulle società, dal settore finanziario a quello manifatturiero, dall’healthcare alle utility. Ubs stima che che, entro il 2027, il blockchain possa far incrementare il valore economico annuo globale di circa 300-400 miliardi di dollari.
“Gli investimenti in blockchain sono simili a quelli effettuati a metà degli anni 90 nel settore di internet. Nei prossimi dieci anni, il blockchain potrebbe, infatti, portare a delle tecnologie che rivoluzionano il settore in maniera significativa – spiegano gli esperti – Per il momento, però, sussistono ancora dei limiti tecnologici e quindi non è chiaro quali applicazioni specifiche saranno le più utili/redditizie, oltre agli attuali limiti sui ricavi e sulla redditività effettiva associati al settore”.
Nonostante queste sfide, coloro che investono nella tecnologia blockchain per avere opportunità nel lungo periodo possono iniziare a posizionarsi in due ampi gruppi, secondo Ubs: gli abilitatori di tecnologia (technology enabler) – in ambito software, semiconduttori e piattaforme; e i primi utilizzatori di successo (early & successful adopter) – in ambito finanziario, manifatturiero, healthcare, utility e della sharing economy.