STRATEGIE

Ibm spinge sulla data driven economy e sceglie l’Italia come “palco” mondiale

Dal data lake al data ocean: lo scenario è profondamente cambiato e richiede soluzioni di nuova generazione. L’intelligenza artificiale e il cognitive computing rendono i dati sono “attivi”. Bisogna fare i conti con aggregazione e velocità

Pubblicato il 26 Ott 2017

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“Nella data driven economy la corretta gestione del dato consente alle imprese di guadagnare competitività”. Ma occorre muoversi lungo cinque direttrici chiave: “Efficienza, sicurezza, controllo, velocità e agilità sono i nuovi paradigmi”. È questa la vision di Luca Altieri, direttore marketing e comunicazione di Ibm in Italia. Una vision che fa il paio con una strategia, quella dell’azienda americana, sempre più data-oriented e in cui l’Italia sta assumendo un ruolo importante, per certi versi chiave. Ibm ha infatti scelto il nostro Paese per il lancio mondiale delle nuove soluzioni storage All Flash. In un evento, organizzato presso il Museo Storico dell’Alfa Romeo, alle porte di Milano, la società ha riunito 300 tra partner e clienti non solo per presentare i nuovi sistemi, ma anche e soprattutto per condividere la visione della “nuova era del dato”.

L’annuncio arriva in un momento di positività per il Paese, “ma è chiaro che la trasformazione digitale delle imprese richiede che le strategie di business e le visioni tecnologiche siano coerenti e interconnesse”, ha detto Marco Utili, director of systems hardware sales. “Nostro compito, come Ibm, è accompagnare le aziende in questo percorso, supportandole utilizzando il potere del cognitive e del cloud”. Il dato dunque è prioritario, perché tutto quanto fa innovazione oggi, dal cognitive al machine learning, fino ad arrivare alle reti neurali, ha bisogno di uno storage moderno, open, in grado di gestire dati multipiattaforma, soprattutto, come precisa sempre Utili, in grado di garantire una governance unificata.


Sul palco, i due manager italiani sono stati affiancati da Eric Herzog, vice president Storage Systems di Ibm. “I dati crescono in modo esponenziale, sia quelli provenienti da fonti che possiamo definire tradizionali, sia da fonti più nuove o recenti, come i video, o l’IoT, con i suoi data feed automatici, serve una infrastruttura che tenga traccia di tutti in modo sicuro”, ha detto.

Lo scenario è definitivamente cambiato e dunque richiede soluzioni diverse rispetto a quelle con le quali ci siamo confrontati fino ad ora. “I dati vanno protetti, devono poter essere utilizzati, grazie a sistemi di facile installazione e di facile gestione, caratterizzati da elevati livelli di automatizzazione e in grado di interfacciarsi sia con i tradizionali ambienti virtualizzati, in cloud pubblici privati o ibridi, sia con tecnologie container, Docker in primis”.

Si supera l’idea del data lake: Herzog parla di oceani di dati da navigare in tutte le direzioni e in tutte le dimensioni e di un cambio di paradigma definitivo: “Con il datawarehousing c’era un concetto passivo di approccio al dato. Ma con l’intelligenza artificiale e il cognitive computing i dati sono attivi e veloci. Bisogna fare i conti con due nuovi fattori: l’aggregazione e la velocità. Serve velocità, per prendere decisioni in tempo. E l’infrastruttura diventa fondamentale perché non vi è nulla di passivo: i dati devono essere utilizzati in tempo reale”. L’all flash è dunque la risposta a questo bisogno di velocità cui Ibm vuole oggi rispondere. I nuovi sistemi garantiscono data reduction, hardware compression, bassissima latenza in ambienti sicuri e protetti. Sono offerti in una logica as a service, dunque in modalità pay as you go, così da portare miglioramenti anche in termini di economics, in una logica di Opex.

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