Impresa 4.0 motore di crescita del Paese. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo ha evidenziato in occasionedell’Assemblea Nazionale della Cna “Connessi al cambiamento”.
“La trasformazione Impresa 4.0 – ha sottolineato il Capo dello stato – assume valore cruciale. Un processo decisivo per cogliere le opportunità dell’economia digitale, che oltre la manifattura coinvolge anche i servizi. Le istituzioni sono consapevoli che occorre accompagnare i segnali di vitalità che si registrano in molti settori, tenendo conto delle specificità delle piccole e medie imprese, che svolgono un ruolo determinante anche nell’espansione dell’occupazione”.
“Investimenti in infrastrutture, innovazione, istruzione e formazione, sono preziosi a questo fine. Un patrimonio di competenze qualificate è, infatti, condizione fondamentale per rafforzare la competitività del sistema e la società nel suo complesso. Sono certo che le realtà qui rappresentate, tradizionali motori di tenuta e di crescita del sistema paese, sapranno interpretare con creatività il cambiamento e contribuire allo sviluppo sostenibile dell’Italia”.
Le piccole e medie imprese italiane promuovono gli sforzi del governo per sostenere la trasformazione digitale dell’industria in Italia, Secondo lo studio dell’Osservatorio Mecspe, il 66% degli imprenditori giudica positivamente o discretamente gli effetti sul settore del piano, seppur esprimendo la necessità di un piano pluriennale e di una minore attenzione rivolta alle grandi imprese. In particolare, tra le iniziative previste si attribuisce grande rilevanza all’iper-ammortamento per i macchinari funzionali alla digitalizzazione (69,7%), al credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo (57,4%), al miglioramento delle infrastrutture digitali abilitanti (54,6%) e alla de-fiscalizzazione dei premi di produzione (51,1%).
Ma quasi la metà degli imprenditori continuerebbe ad investire nell’industria 4.0 anche senza incentivi. “Al di là degli incentivi governativi, e in attesa che vengano definiti i dettagli di una loro riconferma nella prossima legge finanziaria, è infatti chiara – si legge nello studio – la propensione agli investimenti da parte del 46,1% delle imprese che continuerebbe a destinare parte del fatturato in innovazione anche in assenza di agevolazioni, segno che la trasformazione in corso è ormai matura e culturale”. Di questi però un 22,7% senza incentivi ridurrebbe gli investimenti, mentre solo il 3,9% rinuncerebbe”.